Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Gli sforzi dello spettatore vengono infine premiati dalla sconfitta della civettuolissima eroina.
Non pare proprio vero ad Ambra, bizzosa campagnola del '600 britannico, che una compagnia di ventura al servizio di re Carlo II passi per le sue misere contrade sostando in una taverna. Londra, la corte, i teatri, gli abiti vaporosi, il Re la stanno solo aspettando: bisogna solo aggregarsi all'allegra comitiva. Parte così una sequela interminabile di peripezie. La vita di Ambra diventa un saliscendi di alterne sorti, dalle prigioni di sua Maestà ai suoi salottini, dalla povertà alla ricchezza, dal vivere di espedienti ai lussi, è tutto un cambiare mariti, fidanzati, spasimanti, ma sempre, con il desiderio, un giorno, di potersi ricongiungere col suo primo grande amore, il capitano Bruce Carlton, incontrato quella sera alla taverna in cui tutto è cominciato.
Preminger dirige con la mano sinistra questo rutilante quanto dozzinale tentativo di imitazione di Via col vento. Ambra scimmiotta palesemente Rossella O'Hara, ma dell'eroina interpretata dalla grande Vivien Leigh eredita solo lo smisurato arrivismo e la tendenza a far morire anzitempo i maschi che le ronzano attorno, perdendosi per strada la sua ammirevole e ferrea fibra morale. Rossella, in equanime misura, sapeva essere insopportabile ed incantevole: una rosa da maneggiare con gran cura. L'Ambra della Darnell è al contrario dotata di un'antipatia pari solo alla lunghezza del film. I suoi momenti di sconforto sono le uniche ancore di salvezza del film. E quando alla fine, a mo' di premio per le sue prodezze, perde posizione sociale, onorabilità, figliuolo, e soprattutto viene sputtanata dal suo primo grande amore, partono spontanei i 92 minuti di applausi: in fondo, c'è ancora una giustizia, a questo mondo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta