Regia di Paolo Cavara vedi scheda film
Un giallo atipico dalle venature grottesche e con risvolti stilistici e psicologici più vicini a Lattuada o a Comencini, che ad Argento.
Fuori dagli schemi risaputi del solito giallo argentiano, pur contenendone alcuni ingredienti nella dinamica degli omicidi (l'atipicità di questo thriller è stata colta positivamente da molti ciritici e per primo da Maurizio Porro sulle pagine del Corriere della sera nel lontano 1976), questo film mostra una plasticità stilistica assai curiosa e una capacità di armonizzare il genere con una dose spiccata di ironia (fin dal titolo con i puntini) e la proiezione fantastica che sembra prendersi gioco degli stereotipi menzionati. Fantathriller che si innesta nel fantapolitico in cui trabocca la vicenda del film. Più vicino a Lattuada, nei risvolti sentimentali o nell'approfondimento della psicologia dei personaggi (talvolta del tutto assenti nei thriller ispirati ad Argento) o a "La donna della domenica" di Comencini, per i risvolti grotteschi e scabrosi in esso narrati. Chi vi vede un riflesso del poliziottesco non vi ha inteso nulla, come è sconsigliabile agli appassionati del trucidume. Si tratta di un prodotto maturo con professionalità indiscusse in chiave di recitazione, sceneggiatura e regia che interessa più gli amanti del cinema globale che gli sfigati alla ricerca di brividi da deiezione.
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