Regia di Paolo Cavara vedi scheda film
Riuscita e trascinante commedia satirica che mette a nudo uno spaccato di Sicilia contemporanea, quella legata al sesso e alla follia nella loro essenziale complicità. La presenza di Turi Ferro, il medesimo periodo di realizzazione, e il titolo del film, hanno indotto molti a pensare (senza magari neppure averlo visto) si trattasse di un clone di “Malizia”. In realtà “Virilità” (uscito nelle sale italiane l’anno dopo, nel 1974) se ne distacca completamente. E se proprio si vuole trovare una derivazione, è più facile pensare al Germi di “Divorzio all’italiana” o di “Signore & signori”. Cavara, autore intelligente e mai banale (“La Cattura”, “Atsalut pader”, “L’occhio selvaggio”…), punta sul grottesco mantenendo un piede saldo sul versante autentico della passione e dei suoi intrecci, così da rendere verosimile la vicenda. C’è il fascino per il Meridione d’Italia che deve aver contato qualcosa nel suo passato di documentarista (certe situazioni fanno pensare a “Mondo Cane”) una vena comica sicuramente efficace, e una dinamica spettacolare che non si ritrovano facilmente in una semplice commedia all'italiana (come è testimoniato dal grandioso finale alle gole dell’Alcantara). Ottima la direzione degli attori secondari che ne escon fuori come ridicoli, eccessivi seppur volutamente stereotipati. La padronanza dei registri nella loro ampiezza, dal comico al sentimentale, è magistrale; non si incorre mai in una sbavatura, in un eccesso di troppo (si veda l’equilibrio raggiunto nella scena quasi surreale della processione connessa allo svelamento della passione tra il figlio di Don Vito e la giovane matrigna nel chiuso della stanza). La storia scritta da Callegari e Simonelli ricorda chiaramente Brancati, e sembra fatta apposta per mettere in rilievo le doti istrioniche di Turi Ferro, qui protagonista eccelso acceso da follia pirandelliana, incomparabile nel suo totale delirio.
In Sicilia, un ragazzo è accusato di scarsa virilità. Suo padre, che dopo aver divorziato dalla moglie ha sposato una bella impiegata, beffeggiato dall'intero paese, non trova di meglio che rendere nota la relazione fra il figlio e la propria consorte.
Perfetta. Di Daniele Patucchi
Magistrale, compresa l'ottima direzione degli attori
Forse la sua migliore interpretazione per il cinema, assieme a "Il lumacone" sempre di Cavara
Azzaccata nella sua ritrosia tipica di certe donne meridionali.
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