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Virilità

Regia di Paolo Cavara vedi scheda film

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La recensione su Virilità

di mm40
2 stelle

Laddove Laura Antonelli mollava, spuntava Agostina Belli. Ecco che per questo insipido e involontariamente demenziale scimmiottamento di Malizia (di Salvatore Samperi, uscito pochi mesi prima e subito abbondantemente premiato al botteghino), Paolo Cavara ricorre a Turi Ferro, già fra i protagonisti del film di Samperi, a Tuccio Musumeci, caratterista efficace, e proprio ad Agostina Belli, costituendo un trio che sarà utilizzato anche nel coevo Il lumacone; al loro fianco c'è il giovane Marc Porel, apparso fra le altre cose in particine con Visconti (Ludwig) e Fulci (Non si sevizia un paperino). La trama di Virilità, lo dice già il titolo insulsamente altisonante, è davvero poca roba; la sceneggiatura di Giovanni Simonelli (figlio del regista Giorgio) e del giornalista Gian Paolo Callegari altro non è se non un rimaneggiamento dei peggiori luoghi comuni sul machismo all'italiana, anzi meglio ancora: alla siciliana, fra conquiste facili, femmine disponibili, senso dell'onore, voci di paese, apparenze da ostentare, ribrezzo e vergogna per gli omosessuali. Davvero da rabbrividire. La confezione non è malaccio, ma è la storia in sè a generare più di una perplessità; Cavara d'altronde era un mestierante non dei peggiori. Dopo aver cominciato la sua carriera registica con il folgorante successo di Mondo cane, insieme a Jacopetti e Prosperi, si diede però a una serie di prodotti di impronta commerciale e a budget ridotto, come questo Virilità, che non lasciarono quasi segno. 2/10.

La trama

Il siculo Don Vito, uomo di mezza età recentemente risposatosi con una procace donna molto più giovane di lui, accoglie il ritorno del figlio Roberto con grande calore. Ma si raffredda immediatamente quando comincia a dubitare della mascolinità della sua discendenza diretta. In realtà la virilità di Roberto funziona eccome, tanto che nel suo letto finisce la mogliettina di Don Vito.

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