Regia di Paolo Cavara vedi scheda film
Sulla scia del successo di Dario Argento (L'uccello dalle piume di cristallo, 1970, e Il gatto a nove code, 1971), anche Cavara prova a dirigere un giallo-thriller con tinte morboso-sessuali e con un titolo che comprenda in sè un animale. Purtroppo La tarantola dal ventre nero è un film moscio, sia nel ritmo che nella recitazione: e questo nonostante un cast di buon livello, il che fa pensare a una disastrosa direzione degli attori. Accanto a Giancarlo Giannini ci sono infatti Barbara Bouchet, Stefania Sandrelli, Barbara Bach, Silvano Tranquilli, Claudine Auger e Rossella Falk; la sceneggiatura è opera di Lucile Laks, nome di poco risalto che era già comparso sul copione de L'invitata (1969) di Vittorio De Seta e che dopo questa esperienza piano piano ritornerà nell'anonimato. Cavara ha fatto di meglio ed è inutile sottolinearlo, ma quantomeno va apprezzata la scelta drastica di tagliare i ponti con il genere 'mondo' (da lui, Jacopetti e Prosperi inventato: Mondo cane, 1961) e dedicarsi al cinema a soggetto. Musiche di Ennio Morricone dirette da Bruno Nicolai: sicuramente buone, ma non sempre in linea con le immagini, tanto da far pensare che Morricone abbia semplicemente devoluto a Cavara alcune composizioni già registrate e scartate da precedenti progetti (supposizioni, chiaramente). Qualche accenno di erotismo, comunque poca roba rispetto a ciò che sta per avvenire nel cinema italiano; tensione che risente del ritmo altalenante. 4,5/10.
Omicidi in serie, tutti con il medesimo rito: le vittime sono accomunate dal centro di bellezza che frequentano come clienti o inservienti. Indaga un giovane poliziotto...
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