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L'occhio selvaggio

Regia di Paolo Cavara vedi scheda film

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La recensione su L'occhio selvaggio

di mm40
6 stelle

Paolo Cavara era entrato nel cinema pochi anni prima, da una porta laterale. Quella dei cosiddetti 'mondo movies', filone inaugurato da Mondo cane, del 1962, co-regia di Cavara, Prosperi e Jacopetti. Ma questa porticina in realtà rimarrà spalancata per molti anni e farà in modo che il genere si espanda a dismisura (degenerando nel trash più assoluto molto in fretta), tanto che già nel 1967 Cavara sente il bisogno di realizzare - in solitaria - una piccola impresa, quantomeno in termini di coraggio per l'outing: una pellicola che andasse a sconfessare tutto ciò che aveva fatto finora. Ecco così che L'occhio selvaggio ci mostra la spedizione cinematografica del regista Paolo (certo non un nome a caso) che, in cerca di avventure e sensazioni forti, non esita a mettere in scena con ogni tipo di artificio il dolore, il sesso e perfino la morte. Un lavoro difficile a qualificarsi, perchè il target cui si rivolge è essenzialmente suo contemporaneo e visto oltre quarant'anni dopo il film ha certamente perso la gran parte della sua vivace ragion d'essere. La formula, però, vale ancora perfettamente: basta applicarla alla 'tv del dolore', ai reality (invenzione di sana pianta e molesta invasione della privacy) dei nostri giorni per capire facilmente quanto Cavara intendesse comunicarci con quest'opera. Philippe Leroy è un azzeccato protagonista; accanto a lui Gabriele Tinti e Delia Boccardo. Ma i nomi che maggiormente colpiscono (senza dubbio pure eccessivi per il risultato finale) sono quelli che hanno collaborato alla scrittura del film insieme al regista: oltre a Fabio Carpi ci sono Ugo Pirro, Alberto Moravia e Tonino Guerra. Il che rende anche l'idea della luce positiva in cui allora la realtà intellettuale del Paese vedeva un'opera di questo stampo. 6,5/10.

Sulla trama

Una troupe cinematografica sta girando un 'mondo movie' in un paese del terzo mondo: oltre a una buona dose di sciacallaggio morale (riprese delle altrui sofferenze), gran parte del materiale girato è inventato di sana pianta.

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