Regia di Yves Robert vedi scheda film
In un paese di campagna, bande di bambini si affrontano giocando alla guerra. E la imitano molto bene.
E' un film che ha indubbie qualità formali e tecniche, ma anche ruvido e sgradevole, che ci dà una visione pessimista sia dell'infanzia che del mondo degli adulti. Almeno così l'ho percepito io per tutta la sua durata.
L'obiettivo della pellicola è secondo me mostrare come la cattiveria sia già presente nei bambini, i quali la imparano dagli adulti. I primi, infatti, imitano i secondi, specie nell'arte della guerra e della sopraffazione reciproca. Oltre a ciò, i bambini e ragazzini del film mostrano anche attitudine al bullismo più classico, dove il bullo che ha qualche annetto di più umilia il più debole, mentre gli altri assistono e plaudono. Tra di loro non si può dire che si vogliano bene: in certi casi c'è semmai un senso di complicità, di reciproco aiuto, e per tutti un gran desiderio di gruppo, di sentirsi uniti compiendo non importa quali gesta. Quella che invece abbonda è la cattiveria, il desiderio cioè di umiliare e vessare l'altro, di vendicarsi, una cattiveria che si proietta anche sugli animali. Inoltre, nell'episodio della capanna, ci manca poco che l'unica bambina venga molestata sessualmente davanti a tutti. Sono ancora impuberi, ma certe cose evidentemente le han già viste fare dai grandi.
Gli adulti, dall'altro canto, sono assenti, ottusi, e qualunquisti. Sicuramente non capiscono i bambini e se ne disinteressano. Quando intervengono, lo fanno in modo maldestro e rozzo, continuando a non capire nulla.
Per il resto, Yves Robert dirige il film bene, con interessanti posizioni di macchina e un ritmo che non ha momenti di stanca. La bella fotografia in bianco e nero fa il resto. Ma vedere tanta cattiveria, vendetta, violenza fisica e psicologica, mi ha stretto lo stomaco. E poco può su tutto questo l'abbraccio che chiude il film.
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