Regia di Yves Robert vedi scheda film
I ragazzini di due villaggi limitrofi sono acerrimi rivali e si affrontano in scontri sempre più cruenti, al punto da costringere i loro genitori a intervenire: i due capobanda vengono mandati in collegio, dove si ritrovano a fraternizzare. Pur se inevitabilmente più edulcorato (e penalizzato da un doppiaggio lezioso), il film si inserisce degnamente sulla scia de I quattrocento colpi. Il sottofondo bellicista può apparire un po’ inquietante (“Strano che vincesse il premio Jean Vigo un film che dell’infanzia ha una visione più balillesca che anarchica”, è addirittura il commento di Mereghetti): c’è una vera escalation nella corsa agli armamenti (un cavallo viene usato per un’azione di sfondamento, un trattore diventa un carro armato) e in tutto il film si vede una sola bambina, che oltretutto fa la vivandiera di una delle due bande. Però si trovano anche spunti interessanti, che il regista Yves Robert sa trattare con mano leggera: la discussione sul concetto di uguaglianza, il riconoscersi simili di fronte agli adulti. Merita un discorso a parte il trattamento riservato agli animali: la scena della caccia alla volpe suscita orrore, ma poi ci sono anche momenti di tenerezza (il coniglio a cui viene steccata una zampa rotta e che poi però deve essere sacrificato).
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