Regia di Takashi Miike vedi scheda film
rispetto a certe esagerazione tipiche del suo autore che non gradisco particolarmente, questo film mi è piaciuto di più. la famiglia è la famiglia e va difesa ad oltranza, soprattutto in quanto cinesi di seconda generazione quasi del tutto integrati nella società nipponica. il passato che interviene prepotentemente nella vita presente del poliziotto kiriya attraverso i vecchi genitori cinesi ai quali vuole donare una casa in una zona più salutare, anche a costo di corrompersi come poliziotto. ma il presente di poliziotto ben esposto con estremo onore dai genitori nell'umile casa, viene compromesso dagli immanicamenti che polizia e malavita sembrano non poter scindere. quando poi scopre che il fratello avvocato è rappresentante del sadico boss di origini taiwanesi wang, tutto quello che fa lo fa per ripristinare l'ordine della famiglia. in occasione del trasferimento a taipei di un criminale, kiriya ne approfitterà per indagare sul passato e sulla vita di wang, visitando il villaggio da cui proviene e l'ospedale risistemato e ricolmo di tecnologia avanzatissima. il traffico in cui il fratello di kiriya è implicato in quanto avvocato di wang è l'indegno e disumano traffico d'organi. miike si riserva momenti di violenza inaudita, ma anche lunghi momenti di riflessioni in cui lo spettatore sembra dover fare i conti con i crimini presenti e i patimenti del passato. kiriya deve assolutamente guardare allo specchio il passato di straniero e wang quello con un omicidio di cui non riesce a lavarsi via il sangue. su tutto aleggia una dichiaratissima e sfrontata omosessualità a sui nessuno sembra sottrarsi, soprattutto nella machista società giapponese e yakuza. e non basterà liberare una società in cui ad una richiesta farà sempre compagnia un'offerta sostenuta dalla violenza e dal bisogno di denaro, per cancellare quelle cicatrici sui corpi di indifesi bambini. attori in splendida forma, soprattuto il tormentato poliziotto e l'inquietantissimo wang.
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