Regia di William Castle vedi scheda film
Un sordomuto, artista di strada con le sue marionette, vive con la bisbetica sorella e il marito della donna, alcolizzato e disoccupato. Uno scienziato assume il sordomuto per aiutarlo nei suoi esperimenti sull'elettricità; l'uomo accetta, di malincuore, e si ritrova molto presto catapultato in un incubo a occhi aperti.
Non sono molti i ruoli da protagonista al cinema affidati nella sua pur lunga carriera a Marcel Marceau, artista francese sinonimo dell'eccellenza nell'arte del mimo; il fatto che una delle parti più sostanziose e interessanti in un film gli sia stata data da William Castle, noto artigiano dell'horror, rende la faccenda ancor più interessante. Shanks è una pellicola tutta giocata tra realtà e fantasia, come incipit e scena conclusiva stanno a dimostrare, basata su una storia in cui brividi, tensione e morte si rimescolano sapientemente; la sceneggiatura di Ranald Graham è un congegno sufficientemente riuscito che, pur non sfoderando colpi di scena o situazioni indiscutibilmente memorabili, fila dritto e risulta efficace quanto basta. Approfittando del protagonista impossibilitato a parlare (Marceau interpreta, giustamente, un sordomuto), Castle si sbizzarrisce nell'adottare stratagemmi estetici da epoca del muto. Accanto al mimo francese compaiono nei ruoli centrali Tsilla Chelton, Philippe Clay, Cindy Eilbacher e Don Calfa; un'ora e mezza di durata, dal ritmo in crescendo: l'inizio è un po' piatto, ma la seconda parte scorre decisamente meglio. 6/10.
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