Regia di Mario Monicelli, Steno vedi scheda film
Una sceneggiatura di qualità (Brancati e Flaiano tra gli altri) sembra costruita tutta intorno al principe Totò, per esaltarne al massimo le potenzialità artistiche e comiche. Il personaggio di Fernando, infatti, vive di vita propria e si sovrappone e confonde con la figura del simpatico arruffone che Totò ha impresso nella memoria di tutti attraverso i suoi personaggi; è il riflesso dell'Italia povera del dopoguerra e sopravvive truffando il prossimo con una formula che finisce per renderlo simpatico più che abietto. Al danno, infatti, egli aggiunge la beffa, rendendo la sua vittima soggetta allo scherno popolare (emblematica l'espressione di Aldo Fabrizi quando scopre il motivo per cui sta rincorrendo Totò, "ah, è la solita patacca...") e quasi meritevole della lezione che la vita gli ha impartito ad un prezzo tutto sommato ragionevole. E' ancor oggi così, l'uomo della strada deve aguzzare l'ingegno e nell'immaginario comune sono gli italiani e più ancora i napoletani ad incarnare alla perfezione questa maschera, lo dimostra il cinema d'oltreoceano che mette sempre al centro di certe invenzioni e figure di strada, la fantasia italica. La comicità di Totò, dunque, è doppiamente rinvigorita ma bisogna riconoscere che questo rappresenta anche un limite per chi Totò non lo apprezza come i più; pur togliendo la componente strettamente comica però resta comunque un lavoro che come altri (vedi "I soliti ignoti" dello stesso Monicelli) ma più della maggior parte, si fa carico di descrivere e rappresentare un intero periodo, entrando di prepotenza nell'immaginario popolare, e cui pertanto va attribuito un valore storico oltre che artistico. Guardie e ladri non ha componenti originali particolarmente evidenti e non ha una comicità travolgente come altre pellicole, non è a mio avviso il capolavoro da tanti decantato ma è, indubbiamente, un film che fa parte del nostro patrimonio, che annovera firme di rispetto (Bava alla fotografia, Monicelli e Steno alla regia, Ponti e De Laurentiis alla produzione e persino un giovanissimo Carlo delle Piane in un ruolo marginale) e che per tutti questi motivi merita un posto di rispetto nel panorama filmico nostrano e internazionale. Voto: 8/8,5.
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