Regia di Mario Monicelli, Steno vedi scheda film
A volte i ladri corrompono i poliziotti per farla franca, ma non si era mai visto che un poliziotto corrompesse un ladro (trovando un lavoro al cognato) per poter metterlo dentro. Ciò è possibile solo se i personaggi in questione sono Totò e Fabrizi.
È una divertente commedia venata di neorealismo, dove le situazioni tipiche dei film ti Totò e Fabrizi convivono con un Italia che si sta leccando le ferite della guerra, e la povertà morde una buona parte della popolazione.
Nonostante la mischia di sceneggiatori (Brancati, Fabrizi, Flaiano, Maccari, Monicelli, Steno), le quattro mani alla regia (Monicelli e Steno, due leoni della commedia all'italiana), e i molti attori, il film, chissà come, funziona. Se dovessi trovare un difetto, direi che l'inseguimento tra i campi fangosi della periferia romana è un po' troppo lungo, ma in complesso è una pellicola spigliata e divertente. Oltre a ciò, riesce quasi a commuovere in certi passi, e scalda il cuore, per la solidarietà non retorica che mette in scena.
Tra gli attori, molti dai nomi noti, compaiono anche i futuri famosi Carlo delle Piane (adolescente, ma tutti sanno che aveva cominciato da bambino) e Aldo Giuffrè. È un'opera piacevole che ci intrattiene col suo umorismo genuino e popolare, mai sopra le righe, mai cinico e sempre azzeccato. Superfluo rilevare che Totò che fa il ladro e il truffatore funziona a meraviglia, ma anche Fabrizi è perfetto, perché è l'unico che riesce a coniugare la bonomia e la severità del suo personaggio.
L'antipatia di Steno per gli americani gradassi e sbruffoni è nota (Un americano a Roma – 1954). Qui non dubito che il personaggio dell'americano truffato sia farina del suo sacco, visto che Steno è anche sceneggiatore.
Non so perché questa divertente pellicola non viene più programmata in televisione da decenni, mentre nella mia infanzia ci passava e come.
PS: alla fotografia.... Mario Bava.
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