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Guardie e ladri

Regia di Mario Monicelli, Steno vedi scheda film

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La recensione su Guardie e ladri

di maghella
10 stelle

Uno dei film più realistici di Monicelli, un grande Totò, che finalmente interpreta un personaggio ben costruito anche a livello psicologico e non solo da macchietta, accanto ad un Aldo Fabrizi che non fa da semplice spalla al comico napoletano, ma che si compensano e si supportano in duetti memorabili.

La guardia è Fabrizi: grosso, impacciato, maldestro, ma profondamente onesto e ligio al proprio dovere, sposato con la solita consorte cinematografica, ovvero la magnifica Ave Ninchi, sempre all'altezza di stare accanto a grossi calibri quali Fabrizi e Totò .

Totò è il ladro: ladruncolo di quartiere, a dire il vero, piccolo imbroglione (tutta la storia prende vigore proprio dalla truffa fatta a un americano, della famosa “patacca” venduta ai fori romani), con famiglia a carico da mantenere (uno dei suoi figli è un giovanissimo Carlo Delle Piane), che non conosce i suoi trascorsi truffaldini.

Dopo aver venduto “la patacca” a un americano, Totò viene riconosciuto da questi durante una consegna di pacchi di beneficenza, alla quale si era intrufolato in modo illegale. Fabrizi, che era di guardia alla cerimonia, viene sollecitato dall'americano (che si rivelerà poi per essere un pezzo grosso) all'inseguimento del ladruncolo, prima in macchina (Totò prende un taxi, imbrogliando il tassista, un bravissimo Mario Castellani) poi a piedi per la periferia romana.

Qui comincia la parte più bella di tutto il film, la più originale. Monicelli insegue chi è inseguito e chi insegue, ma guardandosi attorno ci fa vedere la periferia romana, come farà in seguito diversamente Pasolini, facendoci passare per sentieri fangosi, aie con polli e cani alla catena, campetti di calcio brulicanti di ragazzini, di nuovo fanghiglie, rigagnoli, ma in fondo alle baracche e ai palazzoni popolari sempre il profilo del cupolone di S.Pietro, a guardia del popolo romano che ruba, si insegue, si acchiappa e riscappa...

”Fèrmate, fèrmate, che fegura ce famo all'estero...” grida senza fiato Fabrizi (sig. Bottoni) con a seguito il panzuto americano e lo smilzo tassista, tutti e tre a inseguire il povero Totò (sig. Esposito)...che quando si fermerà, dovrà fare sfoggio di tutte le sue malizie e arguzie per poter fuggire nuovamente. La storia si svolge così, tra rincorse, poste sotto casa, imbrogli e malintesi...

Tutto come l'eterno gioco che si fa da ragazzini, giusto quello di Guardie e Ladri, solo che da ragazzi scegliere da che parte stare sembra facile senza rischi, da grandi tutto diventa più complesso e i ruoli troppo spesso si confondono. Così la guardia ruba la stima che il ladro godeva in famiglia, e il ladro onestamente si fa portare in galera per non far passare un brutto guaio alla sua amica guardia...
Perchè, proprio come i ragazzini, che giocano a guardie e ladri, alla fine, dopo aver litigato, fanno pace e rimangono amici per i prossimi giochi.

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