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Hallucination

Regia di Joseph Losey vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Hallucination

di alan smithee
8 stelle

Un Losey anomalo questo datato 1961: una storia intricata, intricatissima, pazzesca: commistione di generi bizzarra che il pur abile ed eterogeneo regista inglese stenta talvolta a governare, ma che trova alla fine una sua logica, seppur contorta, ed influenzata dal clima teso di quegli anni di guerra fredda che caratterizzava i rapporti ufficiali tra le due superpotenze mondiali. Due “imperi” sempre tesi ad arrivare primi sull’avversario, a premunirsi per non soccombere al rivale, anticipandolo, utilizzando senza scrupoli le nuove armi e tecnologie che le frontiere, aperte con la scoperta del nucleo, hanno reso possibile dal ventennio precedente.

La vicenda ha inizio come una storia d’amore contrastata tra un uomo ricco e maturo in vacanza solitario sul suo yatch, e la ladra giovane e bella che lo seduce ed inganna, per obbedire agli ordini perentori del fratello ribelle e fuorilegge, capobranco di un gruppo di teppistelli di provincia.


Per trasformarsi, di punto in bianco e provocando un certo disorientamento nello spettatore,  in un concitato B movie di fantascienza alla Wolf Rilla, di fatto anticipatore di fenomeni drammatici (lo spettro delle micidiali ed irreversibili contaminazioni nucleari) o anche solo sociali (il microcosmo nascosto e segreto che accoglie nella cavità di una grotta marina i bimbi contaminati dalla radioattività, diventa un ancor più allarmante ed anticipatrice casa del Grande Fratello – già inquietante di per sé ai giorni nostri nella sua qualità di semplice ma non meno devastante palinsesto televisivo demente e volgare, coatto e vicino al vuoto assoluto).


Ecco che due amanti ostacolati ed inseguiti dal prepotente fratello della ragazza, diventano il baluardo della libertà e della speranza per un gruppo di ragazzini, incontrati accidentalmente nella fuga concitata negli anfratti di un canalone di una ripida scogliera in riva al mare, prigionieri innocenti ma non rassegnati di un segreto che non può trapelare al mondo esterno, e che li vedrà protagonisti di un nuovo futuro, quello post-atomico, dato ormai per certo all’epoca, che vedrà soccombere tutta l’umanità tranne loro, già avvezzi e predisposti alla radioattività.


In una corsa concitata contro il tempo, nella speranza di avere la meglio su un complotto inespugnabile contro una autorità potente ed intoccabile organizzata militarmente e senza rimorsi di sorta, circostanza che favorisce la solidarietà tra i due contendenti iniziali (il ricco uomo malmenato e il caratteriale giovane capo della gang), la verità verrà messa a tacere come nel più classico degli incubi notturni senza via d’uscita, dove il male ha la peggio sul libero pensiero e il senso della giustizia e della lealtà. E il sacrificio finale di tutti gli eroici protagonisti sarà la tragica circostanza che impedirà al complotto diabolico di venire scoperto e reso noto ad una umanità ignara ed inconsapevole.


Una storia azzardata e forte, certamente datata oggi nel suo svolgimento, ma ancora piena di fascino ed in grado di coinvolgere, soprattutto dopo i primi venti minuti fuorvianti e depistatori. Nel cast non memorabile si riconoscono e distinguono dagli altri tuttavia un giovane grintoso Oliver Reed nei panni del teppista che anticipa con una certa verve il Malcom Mc Dowell sadico delinquente kubrickiano, e l’ottima attrice svedese Viveca Lindfors nei panni di una tenace e combattuta scultrice che trasferisce sulle sue inquietanti creature spesso antropomorfe, l’ansia da fine del mondo che regnava palpabile in quegli anni tetri e raggelanti.

 
 

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