Regia di Paul Weitz vedi scheda film
La cinematografia americana (e non solo) è piena di film che fanno la parodia dei mass media. Basterebbe limitarsi a ricordare Quinto potere, Assassini nati, La seconda guerra civile americana, Mad city e Dentro la notizia per farsene un'idea. Alla fitta schiera si aggiunge questo American dreamz (con la "z", come specifica anche il tormentone canoro del film), diretto da Paul Weiz, un regista con un pedigree non sempre impeccabile (meglio About a boy di American Pie). Il protagonista della storia è Martin Tweed (Grant), presentatore famelico perennemente a caccia di casi umani da portare alla ribalta della sua corte dei miracoli, con ascolti che sfiorano il 100% di share.
A contendersi la vittoria per schiamazzare sotto i riflettori della televisione sono, tra gli altri, una ragazzetta volitiva e cinica (Moore) e un giovane musulmano reduce da un addestramento per terroristi (Klein). Un tentato attacco terroristico si trasforma in un suicidio davanti alle telecamere: Tweed pagherà così cara la propria ingordigia, finendo devastato dall'esplosione per non essersi allontanato per tempo.
Sogni al silicone, l'inevitabile citazione di Warhol, gli inciuci per aggiudicarsi la vittoria sono ormai stereotipi del lessico di questo filone del grottesco, che qui nulla aggiungono - neppure in termini di divertimento - al già visto.
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