Regia di Carlos Sorin vedi scheda film
Regista elegiaco, gradevole e senza gran nerbo, l’argentino Carlos Sorin (La película del rey, Fergus O'Donnell dentista in Patagonia, Piccole storie) conferma in questo film i propri pregi e difetti. Così come l’amore per il paesaggio lunare della Patagonia spazzata da un vento implacabile, lontano dalle città, tra personaggi surreali. In questo film entrano anche gli echi della crisi economica del paese: si narra di Juan Villegas detto Coco, licenziato da una remota stazione di servizio, che vive dalla figlia e cerca un lavoro per uscire dalla miseria e dallo squallore. In realtà, troverà, come ricompensa alle proprie candide azioni, un dogo argentino. Potrebbe essere la svolta della sua vita, sostiene il grasso Walter, che cerca di farsi largo con Bombón (questo il nome dell’ingombrante animale) nel mondo delle esibizioni canine. Ma la strada non è semplice come potrebbe apparire. Il film fin dalle prime scene scorre liscio e senza intoppi, intriso di patetismo piacevole e superficiale, su una triste melodia di accompagnamento; non offende e non travolge, si mantiene abilmente in equilibrio. Bombón diventa la scusa per una serie di incontri marginali, bizzarri, da parte di un protagonista che si rivela fin troppo mite e angelico. Più di tutto funzionano gli attori (non professionisti), purtroppo, come quasi sempre succede oggi, doppiati.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta