Regia di Helmut Käutner vedi scheda film
E’ un film che colpisce, soprattutto forse per la sua atmosfera languida e dolente, avvalorata dalla bella musica, che tra l’altro dà il titolo originale (Romanza in minore). A proposito, questa volta il titolo italiano è indovinato e non meno bello dell’originale. E’ una storia di un adulterio da parte di una moglie infelice e non innamorata, benché per colpa sua. E’ infatti evidente che non ha mai amato il marito. Perché l’ha sposato, dunque? Denaro? Posizione? Quando compare l’uomo affascinante accade l’inevitabile, senza che lei nemmeno gli dica di essere già sposata. Quanto ai due coniugi, sono entrambi tipi in qualche modo ambigui: il viso di lei è una commistione inestricabile di sorrisi, sguardi enigmatici, piccole finte, espressioni contraddittorie e misteriose (brava e bella l’attrice, comunque), e riesce ad avere una bella faccia tosta col marito dopo che è appena stata con l’amante; lui è più semplice (e forse sempliciotto), sembra tenerci alla moglie ma fino a che punto la ami non è chiaro. Calpesta con indifferenza la sua foto e se la prende con lei per il suo tentato (?) suicidio. Ama di più la moglie o la propria posizione sociale e la propria immagine di fronte agli altri? E’ il tipico impiegato tanto scrupoloso nel suo lavoro di contabile, quanto goffo e semplicistico nella sua relazione sentimentale. Non si accorge neppure che sua moglie non lo ama e non nota le sue simulazioni.
E’ un dramma coinvolgente e intenso, che non dà giudizi sui personaggi e lascia quindi a ciascuno di noi di darne e di trarre le proprie conclusioni. Per quel che mi riguarda, la responsabile della tragedia che si innesca è proprio la bella moglie trascurata dell’occhialuto contabile.
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