Regia di Brian Yuzna vedi scheda film
Terzo ed ultimo atto delle ardite e macabre sperimentazioni del dottor West: grottesco, demenziale e movimentato.
Erano trascorsi dodici anni dall’ultima avventura del folle dottor West sul grande schermo e altrettanti ne passano nel racconto, che vede ancora una volta lo psicopatico scienziato tentare di rianimare i cadaveri, cercando però di conferire loro anche una coscienza che li renda quanto più simili a chi erano durante la loro vita. West tuttavia deve accontentarsi dei pochi mezzi di cui dispone l’infermeria del carcere in cui è stato rinchiuso dopo una condanna ergastolana per i suoi precedenti inumani esperimenti. La sua speranza di tornare ad occuparsi con maggior successo della sua scellerata ricerca si riaccende quando, proprio nella prigione in cui si trova a scontare la sua decennale pena, giunge un giovane e curioso dottore che ammira il suo lavoro passato. Nel mentre, un’ambiziosa e avvenente giornalista inizia ad indagare sul detenuto più famoso del circondario, mettendosi nei guai...
Ciò che più si apprezza di questo terzo e ultimo capitolo diretto ancora una volta da Brian Yuzna, è la fedeltà allo spirito anarchico, grottesco e un po’ ingenuo che informava le precedenti pellicole, richiamato tanto nelle scelte visive (non c’è mai un eccessivo uso di computer grafica, nonostante l’evoluzione raggiunta nel frattempo in questo campo), quanto in quelle della sceneggiatura, che non cerca il realismo o quanto meno l’attinenza all’attualità. All’interno di quel carcere sembra quasi che il tempo non sia trascorso: i condannati continuano ad essere giustiziati sulla sedia elettrica, la moderna tecnologia nei sistemi di sicurezza è inesistente, le infermiere hanno camici succinti come fossero pornostar, tanto per citarne qualcuna.
Se la trama resta più o meno simile ai film precedenti, è vero che si riscontrano comunque una serie di varianti che ancora una volta riscrivono il tutto e riescono a sorprendere e a non annoiare, in particolare l’inaspettata reazione seguita all’iniezione del portentoso siero dell’immortalità su un soggetto vivo. Jeffrey Combs torna a impersonare l'incorreggibile scienziato senza scrupoli con la consueta compassata ironia, il cast di contorno fa il suo dovere, integrandosi bene al registro sarcastico del tutto.
Pur non essendo indispensabile, con un finale esplosivo e ricco di azione condita dall’immancabile umorismo politicamente scorretto, questo terzo capitolo chiude in maniera soddisfacente la minisaga ispirata al racconto di Lovecraft.
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