Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film
Diario di formazione di Zachary “Zac” Beaulieu, penultimo di 5 figli maschi, dalla nascita fino al raggiungimento della maturità.
Jean-Marc Vallée è un regista che cura moltissimo la scrittura dei suoi film e un autore sicuramente da non sottovalutare.
In questo caso si concentra su moltissimi aspetti e ci versa addosso un accumulo visivo, sonoro e di intrecci che a tratti (soprattutto nella prima parte del film, dedicata alla prima infanzia e quindi necessariamente più “incantata”) richiama quasi il surrealismo ironico di un Van Dormael o di un Jeunet.
In realtà c’è un tema portante che attraversa tutto il film e che giustifica in se stesso tutti gli altri: il rapporto padre-figlio, una relazione altamente conflittuale tra un padre omofobo (incapace, in tutti i sensi, di “concepire” femmine) e un figlio dalle tendenze omosessuali continuamente represse per compiacerlo.
Così ad esempio il tema della fede, continuamente accennato durante il film, altro non è che una traslazione di questo stesso rapporto padre-figlio. Un figlio che nasce proprio il giorno di Natale, con i canti delle celebrazioni eucaristiche che si alternano all’esecuzione rituale di Emmenez-moi di Charles Aznavour da parte del padre durante ogni Natale/compleanno, un genitore visto da Zac bambino come un Dio. Un figlio con un presunto dono di poter guarire il malanni vaticinato da una zia santona. La riproposizione della celebre poesia di di Margaret Fishback Powers sulle impronte sulla sabbia come metafora della vicinanza di Dio durante le difficoltà, rimanda a altre impronte e a un'altra presenza ricercate nel film da Zac prima sotto la neve e poi in un viaggio iniziatico nel deserto.
Atro elemento portante è dato dalla musica, che non solo segna, come la moda, il passaggio del tempo, ma che si trasla nuovamente nel rapporto familiare: il padre regala al figlio per il suo compleanno doni musicali in maniera compulsiva e sarà l’accidentale rottura da parte di Zac di un vinile da collezione di Patsy Cline (il cui brano Crazy da il titolo al film nonché le iniziali ai cinque fratelli), ovvia metafora del deterioramento del rapporto con il genitore, del suo allontanamento da lui; e solo il ritrovamento dell’oggetto da collezione in un mercato nel deserto e la morte di un fratello (il cui corpo in overdose ci viene mostrato come un lampo in una posa che richiama la Pietà) potrà portare infine al ricongiungimento con il Padre.
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