Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Storia di otto amiche, di famiglia benestante, dal 1933 al 1940: ossia dal diploma, conseguito fra le incertezze prodotte dalla grande crisi, fino al dilagare della guerra in Europa. Un film corale, che vale più per l’insieme che per le singole parti: scorre come la vita, dove gli eventi importanti sono separati da uno spesso tessuto connettivo; tratta temi generali (sesso, lavoro, malattie, matrimoni, divorzi, passioni politiche) ma non disdegna di dilungarsi su questioni che sembrano irrilevanti (l’allattamento al seno o artificiale per il bambino di Elizabeth Hartman); si serve di un montaggio desultorio, con ampie ellissi parzialmente colmate da didascalie in sovrimpressione che ci tengono aggiornati. Non c’è una protagonista, anche se ovviamente non tutti i personaggi hanno lo stesso peso: quello di Shirley Knight è il meglio costruito, mentre l’esordiente Candice Bergen fa solo una fugace (ma incisiva) apparizione; due ore e mezza non sono troppe, perché il materiale narrativo da sviluppare è tanto. Più che un film femminista, lo definirei un film di donne: gli uomini, ad ogni buon conto, non ci fanno una grande figura (del resto, dal futuro J.R. cosa ci si può aspettare?). La prima a sposarsi è anche la prima a morire, come se avesse voluto bruciare i tempi in tutto; e alla fine, significativamente, ci si ritrova dove comincia Il grande freddo: a un funerale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta