Regia di John Hillcoat vedi scheda film
Quando gli inglesi si resero conto di non poter più mandare galeotti nelle colonie dell'America del Nord, cominciarono a spedirli in Australia. E questo western australiano, scritto da Nick Cave, uno dei più grandi cantautori del nuovissimo continente, è davvero un ottimo film, che ci propone una storia di pistoleros e sceriffi - con gli aborigeni a fare la parte dei pellerossa - a metà tra l'epica decadente alla "Pat Garrett & Billy The Kid" (1973) e l'allucinazione alla "Dead Man" (1995), ambientata in un'Australia inquietante e misteriosa, degnissima erede di quella vista nei primi film di Peter Weir come "Picnic ad Hanging Rock" (1975) e "L'ultima onda" (1977). Il risultato è, appunto, un western sporco e cattivissimo che, se ha un difetto, lo denota quando entra in scena la moglie del capitano Stanley (interpretata dalla peraltro brava Emily Watson). Il resto lo fanno la bellezza del paesaggio australiano, magnificamente cinematografato da Benôit Delhomme e alcune belle interpretazioni, in particolare di Pierce (quasi spettrale), Winstone, Huston, Hurt. Un egregio lavoro, quello del regista aussie John Hillcoat, per un film che in chi lo vede non può non lasciare il segno.
Australia, fine dell'Ottocento. I due più giovani dei tre fratelli Burns sono catturati dal capitano Stanley, che rappresenta la legge di Sua Maestà Britannica (mai, come qui, così lontana). Il poliziotto fa un patto con il fratello mezzano: terrà in ostaggio il più giovane, mentre il fratello avrà dieci giorni di tempo per uccidere il fratello maggiore, il capo e il più terribile dei tre. Se non adempierà questo compito, il fratello minore sarà impiccato il giorno di Natale.
Sebbene servisse per giustificare alcuni comportamenti del capitano Stanley, avrei di molto ridotto la parte dedicata a sua moglie Martha.
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