Regia di John Hillcoat vedi scheda film
Un western decisamente poco significatvo questo "La Proposta" diretto da John Hillcoat e sceneggiato da Nick Cave. Conosco il Nick Cave musicista solo di fama e per sentito dire, quindi mi limito a scrivere che come sceneggiatore lascia alquanto a desiderare, sempre se la sceneggiatura non abbia subito rimaneggiamenti in fase di produzione. Peccato perchè all'inizio i presupposti per far bene c'erano tutti, a partire dalla location e dalla bellissima fotografia che cattura quel giallo lucente e polveroso del deserto australiano dai colori caldi, una fotografia cromaticamente un poco "eccessiva" alle volte, ma indubbiamente molto particolare e affascinante. Il film viene ambientato nell'Australia coloniale del 1880 fra aborigeni civilizzati e delinquenza dilagante. I due fratelli fuorilegge Charlie e Mikey Burns vengono catturati dal Capitano Morris Stanley (Ray Winstone), intenzionato a portare la civiltà in quelle terre aspre e selvagge e a sentenziare il più giovane Mikey (Richard Wilson) per un efferato omicidio di una donna incinta. Opta invece per un'altra soluzione. Un compromesso, fa una proposta al fratello maggiore Charlie (Guy Pearce), promettendo la grazia ad entrambi se quest'ultimo riuscisse nell'impresa di uccidere il terzo ben più pericoloso fratello Arthur Burns, da tempo scomparso nelle terre selvagge. Il film però dopo poco non tarda a contrardirsi con il solito esercizio di stile, marcando un'eccessiva e progressiva drammaticità inspiegabile che non collima con la caratterizzazione iniziale di molti personaggi principali. A partire da un Capitano apparentemente risoluto che finisce per diventare sempre più bolzo incapace e pavido. Il crudele violento assassino Arthur che fa della filosofia discordante sull'immensità e la bellezza dei paesaggi al tramonto. Così amorevole verso la "famiglia".. sa apprezzare il bel canto ma riduce in poltiglia le teste dei poliziotti.. Che dire poi di alcuni spezzoni imbarazzanti per quanto costituiti da un'inutile dramma ridicolo. Come il racconto di quell'inquietante sogno che toglie il sonno alla signora Stanley, o l'altro dove il Capitano impaurito da uno sparo si schianta come un ebete contro la porta di casa, (era solamente una stupida guardia che si era sparato su un piede.. mah! boh!..). O ancora l'altro che fa immaginare quanto possa essere liberatorio per uno sporco cacciatore di taglie, recitare scritti di opere letterarie con una pallottola nello stomaco. Il film da sfogo a una poetica qualunquista, vorrebbe soffermarsi ad analizzare la triste sorte genocida degli aborigeni ma non approfondisce.. Ho notato invece le solite ambizioni presuntuose e fallimentari che non convincono, perchè incentrate più sulla forma che sul contenuto.
Un western sporco, ibrido, questo del regista australiano. Spaccato a metà fra due distinte realtà. La prima cruda, quasi splatter. La seconda "demenzialmente" drammatica. È un film che non convince più di tanto perchè incapace di prendere una direzione concreta come si addice ad un vero western. L'obbiettivo del regista di impreziosire la storia con soluzioni eticamente più celebrali e complesse fallisce miseramente mostrando evidentemente tutti i limiti.. Peccato perchè l'atmosfera affascinante e gli ambienti dalla bellezza surreale non bastano.. Il film vale due stelle solo per questo. Mi pare decisamente poco.
3-4/10
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