Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film
Questo mediometraggio (poco più di una cinquantina di minuti) è il saggio finale di Tarkovskij presso la Scuola Nazionale di Cinematografia, i cui corsi aveva seguito avendo come maestro il regista Mikhail Romm. Il regista di "Andrej Rubliov" scrisse la sceneggiatura insieme al suo compagno di corso ed amico Andrej Mikhalkov-Konchalovskij. Si tratta di un tipico saggio dimostrativo delle competenze acquisite durante gli anni di scuola e descrive la giornata di un bambino di sette anni, da quando esce di casa per andare a fare un'audizione di violino, fino alla sera, quando spera di poter andare al cinema insieme a un operaio che manovra un rullo compressore, mentre la mamma non gli darà il permesso. Il soggetto è abbastanza esile, ma Tarkovskij inserisce nella narrazione alcuni elementi che diventeranno tipici di tutto il suo cinema, fino a costituirne un vero marchio di fabbrica: l'acqua che scorre, l'acqua stagnante, le mele (mancano soltanto i cavalli, ma siamo in città). In più, vi è qualche tocco d'umorismo che non sempre si ritroverà nei film successivi di Tarkovskij: quando i ragazzini più grandi strappano il violino dalle mani di Saša, gli urlano "dacci la tua balalajka!". Direi che il regista si identifica nel suo piccolo protagonista, e alla fine si avverte una nostalgia che è tipica del commiato di fine anno scolastico: a vedere "Ciapaev" non ci andrà e non vedrà più quel bravo operaio che l'ha difeso dalla prepotenza dei ragazzi più grandi. Sembra un addio all'infanzia e a una figura paterna tanto agognata e poco presente, così come un auspicio di collaborazione tra l'arte e il lavoro manuale. Saranno temi che torneranno nella filmografia futura di Tarkovskij (in particolare nello "Specchio"), ma questo piccolo film serve all'Autore per affilare le armi in vista di opere ben più impegnative e cinematograficamente dense.
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