Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Il momento più suggestivo del film è quando l'indigeno da il nome al dirigibile e quindi al film stesso. In quel momento il viaggio fisico e quello mentale si confrontano e si confondono nella loro ricerca della leggerezza. Da una parte l'ancestrale desiderio umano del volo, rappresentato da questo ingegnere che vuole sorvolare la foresta pluviale con un mezzo ad elio. Dall'altra la natura incontaminata delle cascate, quasi sacre nella descrizione degli indigeni e di conseguenza rispettate dal regista nel non far vedere cosa c'è dietro. Herzog sa sempre quando fermarsi, quando intervenire direttamente, restando l'unico uomo di cinema che rischia, andando a scovare zone poco civilizzate per i suoi documentari in cui la perfezione cromatica da natural geographic incontra le imprese umane più estreme.
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