Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Noioso. Non è lungo, ma riesce a essere pesante. Può essere particolarmente interessante per chi ha interessi ingegneristici. Peraltro questi, però, sarebbero più incisivi, su un soggetto come un pallone aerostatico, in un film di 100 anni prima. Da allora scienza e tecnologia hanno offerto ben altro per appassionare. Sarà anche vero che quello era l’unico modo per godersi la natura in un certo modo da vicino; ma il risultato non è eclatante, perché non si discosta tanto da quello cui sono abituati gli indigeni a occhio nudo.
Non si eleva dal livello di un ottimo prodotto amatoriale. Troppo autoreferenziale, dando per scontato chissà quale interesse. Che ogni tanto si accende, ma solo per le sparute immagini naturalistiche: magari ce ne fossero state di più, come quella meravigliosa, della cascata vista attraverso la goccia. Ma è l’unica memorabile, anche se altre notevoli ce ne sono: lo stormo sotto la cascata e poco altro.
Herzog qui gioca molto sul poetico della società primitiva, sulla polemica antitecnologica: ma questo pur interessante punto di partenza non è cavalcato da contenuti particolarmente rilevanti.
E pure la colonna sonora è discutibile: simula sonorità da indigeni, ma è sciatta.
Questa immersione nella natura primordiale non va al di là del reportage semi dilettantistico, reso per di più greve da sottolineature biografiche eccessive, nonché più volte da sbadigli. Di grande cinema non c’è neanche l’ombra, nonostante quanto si legga su questo film.
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