Regia di Fernando E. Solanas vedi scheda film
Il maestro del cinema Argentino Fernando Solanas nell’arco di quattro anni, tra il 2001 e il 2005, ha ripreso e reso testimonianza fedele e approfondita degli avvenimenti che travolsero in uno stato di recessione e crisi irreversibile (fino alla risalita) la nazione argentina e il suo popolo. Titolo: LA DIGNITA’ DEGLI ULTIMI.
Lo stesso regista apre dicendo: “Quel che sto per raccontarvi sono le storie dei nessuno, di donne e uomini come tanti argentini senza risorse e senza nome. Sono quelli che hanno sempre sofferto privazioni e avversità. Sono il popolo della sopportazione, coloro che portano come bandiera il loro coraggio e la loro dignità”.
Nel dicembre del 2001 il popolo scende in piazza per reclamare cambiamenti politici, vi è “un ripudio unanime della dirigenza” in cui si dice basta ai piani di aggiustamento. Difatti cade il Presidente De la Rùa e come provvisorio viene nominato Rodriguez Saà del Partido Justicialista. “Il Presidente deve avere la legittimità popolare”. Il 2 gennaio 2002 viene eletto Presidente dell’Argentina Eduardo Duhalde, già vicepresidente di Menem ai tempi delle privatizzazioni, ora avversario nel partito justicialista. Per lui si prospettano “tre dilemmi: chi pagherà i costi della svalutazione e il disastro economico? Come far rientrare la mobilitazione sociale e le sue richieste? Come far arrivare alle elezioni sconfiggendo Menem e l’opposizione? Duhalde promette e non mantiene, minaccia e ritratta…”. Intanto nel paese ci sono migliaia di indigenti, la classe media impoverita, i Piqueteros (i manifestanti spontanei e di ogni estrazione sociale) chiedono con forza la fine della politica neoliberista e del saccheggio della nazione. C’è voglia di partecipazione, di far sentire la propria voce, assemblee e manifestazioni si tengono ovunque. Essi sanno “quello che vogliono ma non come ottenerlo”. L’obiettivo di Solanas si concentra su alcuni personaggi cardine.
Martin, lo scrittore pony-express, il quale durante uno scontro con la polizia viene colpito da un proiettile, soccorso e salvato da El Toba (Hector Garcia), altro personaggio figlio di un galiziano anarchico e di una contadina di origine toba. Siamo a 30 km da Buenos Aires, il padre del Toba diceva che nessun lavoro disonora l’uomo e lui prima di diventare maestro di scuola ha svolto tanti lavori, ora con i 200 pesos che guadagna si occupa di assistere e organizzare una mensa per i bambini delle periferie degradate. Un servizio offerto con il cuore e la speranza di migliorare le cose. “Picchetto e casseruola, la lotta è una sola” urla il corteo de Los Piqueteros: la dignità contro la corruzione. Nel frattempo il Presidente Duhalde “fa programmi per affrontare la denutrizione ma continua a finanziare le imprese privatizzate e le imprese a cui sono stati appaltati i servizi. Inoltre propone di proteggere i poveri ma la svalutazione colpisce soprattutto i lavoratori…come nella dittatura gli enormi debiti delle banche e delle corporazioni passano allo Stato e il popolo dovrà pagare più di 17.000 dollari”.
Ne “La mensa povera” assistiamo al peregrinare di Antonio, Rufino e Chipi nel vivere con niente. Siamo sempre nelle lontane periferie di Buenos Aires, Margarita gira con un carretto raccogliendo bottiglie, carta, avanzi di verdura che rivende per poco. Con il marito Colinche hanno sette figli che non possono mandare a scuola…le misure adottate dal governo per le proteste dei Piqueteros sono i sussidi per i capifamiglia e aiuti per due milioni di disoccupati ma non per cinque milioni che restano senza niente. Negli ininterrotti presidii organizzati spontaneamente dalla gente comune si fanno sacrifici, si riscopre la fratellanza e si chiede trabajo non sussidi per continuare a stare in uno stato d’impotenza generale. Anche la sanità è a pezzi con gli ospedali commissariati e le amministrazioni carenti, file interminabili per prenotarsi e fare le visite dopo mesi. Fuori dalle strutture ospedaliere si organizzano “Ospedali nelle strade” in cui tutti vendono o rivendono medicinali a poco prezzo. “Lo Stato invece di nazionalizzare le banche le finanzia con migliaia di milioni di dollari…I risparmiatori riceveranno titoli a dieci anni. I fondi pensione privati in mano alle banche”.
Lucy vive nell’estesa provincia de La Pampa, i terreni acquistati e lavorati una vita ora gli sono stati sottratti per gli interessi a tassi usurai delle banche mettendoli all’asta. Molti uomini hanno ceduto, chi si è suicidato, chi ne ha fatto una malattia fino a morire come il marito di Lucy. Lei non si è arresa, con un appello alla radio locale raduna 200-300 donne con il suo stesso problema. Nasce un movimento che ogni qualvolta si svolgeva un’asta di un loro terreno cantavano l’inno nazionale interrompendola e ottenendone l’annullamento. Così decine di volte, solidarizzando insieme, facendo leva sull’identità e sulla sovranità del popolo, in questo modo “la gente poteva stare con la sua terra, perché ben 14 milioni di ettari sono stati ipotecati dal Banco de la Nacion…Se non avremmo protestato il paese sarebbe finito nelle mani degli stranieri”.
“In ricordo di Dario”. Dario Santillan ucciso dalla polizia mentre soccorreva l’amico Maximilian Kosteki a sua volta ucciso durante una manifestazione di protesta. In Plaza de Mayo una enorme manifestazione chiede a gran voce che i colpevoli vengano puniti. Il commissario Franchiotti e i suoi uomini dichiarano il falso davanti alle telecamere ma delle registrazioni video li inchiodano. “Decine di ufficiali furono espulsi e gli assassini portati in tribunale e il governo si vide costretto ad anticipare le elezioni”.
“Gustavo, Zulema e le mafie”. Padre Gustavo è un giovane prete che celebra la messa a casa sua dove accoglie tutti, mentre lavorava con altri alla costruzione della chiesa è stato colpito con una spranga da un gruppo para-militare. Egli denuncia che funzionari di polizia sono stati capi della dittatura militare legati a politici corrotti menemisti. Una delinquenza alimentata dall’ignoranza, dall’insicurezza usata dalla stessa polizia per fare affari fino a quando le conviene per poi liberarsene al momento che si trasforma in minaccia. Nelle elezioni del 2003 Nestor Kichner vince e “comincia ad affrontare con fermezza i creditori esteri, rinegozia il debito pubblico e il paese esce dal default, incentiva la produzione, avvia nuovi piani sociali ma non distribuisce adeguatamente la ricchezza, i sussidi alle banche e alle corporazioni…”. Nella provincia della Patagonia riparte il recupero delle fabbriche fallite o abbandonate come la Zanon.
Nel 2005 si fa il punto della situazione e dei personaggi protagonisti di questo eccezionale e bellissimo documento/resoconto. Lucy e le sue compagne continuano ad essere vigili e battagliere per evitare ritorni al passato ( “Non siamo più nel ’76!”) durante le battiture all’asta. El Toba prosegue nella sua opera umanitaria a favore dei poveri resistendo alle minacce. Martin si è sposato e ha un figlio, i suoi aggressori non sono stati ancora condannati. Margarita e Colinche ora mandano a scuola i loro bambini. Gustavo ha lasciato il sacerdozio per dedicarsi alla militanza sociale. Gli operai della Zanon sopportano provocazioni e tentativi di sgombero e cresce la solidarietà verso di loro. Claudia e gli amici di Dario e Maximilian hanno portato in tribunale i loro assassini. Nel campo sanitario gruppi di giovani organizzano collette per i malati.
LA DIGNITA’ DEGLI ULTIMI è l’ennesimo lavoro di Fernando Solanas che coniuga impegno e testimonianza vera e sentita sulla storia (in questo caso recente) dell’Argentina. Ci insegna che i cambiamenti possono avvenire lottando giorno per giorno senza spargimenti di sangue (se non in circostanze sporadiche e disperate). Esalta la prova di maturità del popolo argentino sulla necessità di democrazia rinnovata e non corrotta, lontana dagli spettri della dittatura. Un esempio anche per noi italiani ed europei.
Dedico questo documentario e questa opinione ai minatori della Carbosulcis e agli operai dell'Alcoa della mia terra, e per ultimi ma non ultimi i precari della scuola.
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