Regia di John Carpenter vedi scheda film
Un camionista americano accompagna in aeroporto un amico a ricevere la sua fidanzata che arriva da Pechino. La ragazza viene però rapita da una gang della mafia cinese e i due si avventurano nel quartiere di Chinatown per recuperarla.
Ritmo, avventura, arti marziali, effetti speciali utilizzati mirabilmente e qualche (blanda, a dirla tutta) battutina qua e là, il tutto in salsa di soia speziatissima: Grosso guaio a Chinatown è un titolo memorabile tra le pellicole di mero intrattenimento degli anni Ottanta per una valida serie di motivi, non ultimo il buon cast comprendente Kurt Russell, Dennis Dun, Kim Cattrall e Victor Wong. Intrattenimento, si sottolinea: nessuna morale specifica, una storia solida (sceneggiatura di Gary Goldman e David Z. Weinstein, con la collaborazione di W. D. Richter) ma che ripercorre un canovaccio ben poco originale, un lieto fine che accorre a tranquillizzare gli spettatori. Nonostante il successo di pubblico – per quanto non immediato in sala – e nonostante il classico espediente di lasciare il finale aperto, non sarà realizzato alcun sequel, per lo meno cinematografico: trent'anni dopo però il regista John Carpenter collaborerà a un fumetto che riprende le avventure del camionista Jack Burton esattamente dove le aveva lasciate questo film. Spettacolare grazie all'elaborazione grafica che pure, all'epoca, disponeva ancora di mezzi abbastanza limitati; Grosso guaio a Chinatown vede inoltre l'approdo di Carpenter, già regista di horror di culto, presso il grande pubblico. Tra i personaggi, decisamente stereotipati, spicca però la figura di Jack Burton, affidato a Kurt Russell: non il solito eroe macho e conquistatore, anzi: ritroso dinanzi alle donne, completamente depilato, orgoglioso dei suoi muscoli e legato da una solida amicizia maschile a Wang Chi /Dennis Dun, sembra più un personaggio dell'epoca #metoo, sul piano sessuale 'politicamente corretto'. 5/10.
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