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L'estate del mio primo bacio

Regia di Carlo Virzì vedi scheda film

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La recensione su L'estate del mio primo bacio

di degoffro
2 stelle

Agosto 1987. Camilla, tredicenne romana, viziata e borghese, trascorre le vacanze estive nell'Argentario, nella lussuosa casa di Orbetello. Ha un proposito ben chiaro in testa: quella sarà l'estate del suo primo bacio. Visto però che Antonello, il ragazzo di cui da sempre è infatuata sta con un'altra, la sua scelta cade su Adelmo, diciassettenne di estrazione proletaria, addetto alla pulizia della sua piscina. Non tutto però andrà secondo i suoi progetti. L'opera prima del fratello d'arte Carlo Virzì, tratta dal romanzo autobiografico "Adelmo, torna da me" di Teresa Ciabatti (presumo non particolarmente brillante né originale, visto il soggetto del film), è deprimente e sconfortante come gli stupidi ed immaturi adolescenti che descrive (avevo 12 anni nel 1987 ma non mi sembra che fossi così rincretinito, forse perché avevo ben altra famiglia alle spalle). Comunque Camilla e le sue insopportabili amiche possono anche essere credibili e realistiche, ma il film è completamente asfittico, banale, stereotipato ed inconcludente. Personaggi risibili (chissà perché Laura Morante, anche qui in ogni caso ottima, ha accettato la parte così demenziale di Giovanna, l'isterica ed apprensiva madre di Camilla alle prese con un mega romanzo autobiografico di 400 pagine), superflui (lo psichiatra di Neri Marcoré), inconsistenti (il fedifrago e superficiale padre di Camilla, la bonaria governante Maddalena che piange disperata davanti alla tv, il vanesio e pieno di sé Gigio Alberti), antipatici (Camilla, le sue amiche e i suoi amici). Si salva solo il tranquillo e generoso Adelmo. La sceneggiatura, firmata oltre che dal regista e dall'autrice del romanzo, anche da Paolo Virzì e Francesco Bruni, questi ultimi solitamente meno svogliati ed infantili, è delirante tra svolte narrative da non crederci (la partenza improvvisa della tata Maddalena con un rozzo contadino conosciuto per corrispondenza, le telefonate delle ragazzine al Telefono Azzurro, ed è triste pensare che un'istituzione così meritoria abbia consentito di sfruttare il suo nome in modo così squallido), altre inutili (la vicenda, quasi politica, dell'ospedale con i medici costretti a lavorare in improvvisati container in attesa dei fondi per la costruzione delle nuove strutture, la balla di Camilla sulla presunta malattia terminale della madre, le fantasie oniriche della protagonista), altre ancora abusate (Giovanna scopre, non vista, il marito Agostino con l'amante, Agostino subito dopo vede la moglie in compagnia dello psichiatra e fa una ridicola scenata di gelosia, i due infine vanno a letto insieme come se nulla fosse). Il clou viene raggiunto quando Camilla, sul finale, dopo avere malamente liquidato Adelmo che l'ha gentilmente portata al luna park con l'amica, viene invitata da Antonello sulla sua macchina ed il ragazzo le rivela le sue reali intenzioni: imbarazzante. Il tutto aggravato dalla recitazione decisamente acerba della protagonista Gabriela Belisario, capace di rendere il suo personaggio ancora più odioso e detestabile, se possibile (questo è forse il limite maggiore del film). Tra l'altro la ragazza è antipatica assai anche nella realtà come dimostrano i contenuti speciali del dvd del film in cui se la tira in maniera impressionante. Più funzionale, forse perché più semplice e pulito, il suo partner Iacopo Petrini. Stupisce peraltro che Paolo Virzì non abbia dato adeguati suggerimenti al fratellino, visto la sua abituale, straordinaria, capacità nello scegliere le facce giuste per i personaggi che animano i suoi film (i protagonisti di "Ovosodo", "Caterina va in città" e "Baci e abbracci" sono lì a dimostrarlo). La rievocazione dell'immaginario anni ottanta tra Lady Oscar, Duran Duran, telenovele brasiliane, Dallas, Cioè, abiti della Naj Oleari e girelle, dopo "Notte prima degli esami" è tardiva, purtroppo per Virzì, stancamente illustrativa e non crea il desiderato effetto nostalgia. Anzi a essere onesti, al di là della salutare mancanza di cellulari, nella ricostruzione non si nota alcuna differenza rispetto all'oggi. Il discorso poi sulle diversità di classe, neanche troppo velato, è ormai superato, logoro, ultra convenzionale (ricchi stronzi ed altezzosi, poveri generosi ed aperti) e già sfruttato meglio da Paolo Virzì (si pensi a "Ferie d'agosto" e a "Caterina va in città"). E proprio il bel ricordo del riuscito e ben più incisivo, fresco ed esauriente film con Sergio Castellitto e Margherita Buy pone forti e legittimi dubbi sull'utilità di un'operazione del genere in cui per far ridere si deve ricorrere al consueto espediente del vecchio che a tavola si mette a scoreggiare. Oltre tutto considerato anche l'analogo, sventurato, riscontro che il similare ed altrettanto sciagurato "Dillo con parole mie" di Daniele Luchetti aveva ottenuto al botteghino. Sarà pure lo specchio fedele della vuota realtà adolescenziale, di ieri ma anche di oggi, (spero comunque che i miei figli, quando saranno adolescenti, non siano ridotti così male, altrimenti dovrei farmi un bell'esame di coscienza, i padri, peraltro, qui escono a pezzi), ma il film non va al di là di un bozzetto altrettanto vuoto, anemico, approssimativo e sterile. "Sta perdendo, sta perdendo, sta perdendo, sta perdendo tempo" canta Nada in "Amore disperato" che si sente più volte in colonna sonora. E il ritornello torna ripetutamente nella testa dello spettatore ad esemplificare perfettamente il suo stato d'animo durante la visione, questa sì disperata, di una sciocchezzuola stantia ed irricevibile. Gli autori hanno detto di essersi ispirati, tra l'altro, a "Guendalina" di Alberto Lattuada. Una visione parallela dei due film è molto interessante per constatare come si siano rivoluzionati i costumi ma, soprattutto, i tempi e gli stili cinematografici. Probabilmente il bravo Lattuada si sta ancora rivoltando nella tomba. Spiace dirlo, considerata la grande stima per Paolo Virzì, ma viene da pensare che Carlo Virzì abbia potuto realizzare questa robetta giusto solo perché è il fratello di...Nel cast anche Regina Orioli, Andrea Renzi e Paola Tiziana Cruciani, nei panni della madre di Adelmo e spesso presente nei film del clan Virzì.
Voto: 2

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