Regia di Robert Altman vedi scheda film
Al passo d'addio, il maestro Altman è tradito da un copione deludente. Avrebbe dovuto essere una colorita e variegata tragi-commedia a stelle e strisce, com'era stato il capolavoro assoluto "Nashville" 30 anni prima, una parata di miserie, frustrazioni, disullusioni, ma anche di autentico dolore ed amarezza, il presente e la Storia degli USA riflesse in un girotondo caotico di figure oramai "altmaniane" senz'ombra di equivoco...E invece: la sceneggiatura affastella personaggi poveri di nerbo, alcuni risaputi, sciatti, sbiaditi, incapaci di trasmettere quel "mal d'America" di cui Altman ha sempre efficacemente e lievemente esposto col suo cinema...come se non bastasse, nella pletora di questi svagati personaggi c'è spazio anche per figure "metafisiche", come un macchiettistico detective noir del tutto fuori contesto, una donna-angelo che pare alla spasmodica ricerca di ricongiungersi con la sua "sorella teutonica" (l'acrobata del Cielo Sopra Berlino), per non parlare del "cacciatore di teste", una figura così sfocata che nemmeno la bravura di T.L. Jones riesce a riscattare...L'avesse sceneggiato P.T. Anderson, forse il maggior autore hollywoodiano contemporaneo, discepolo di Altman, capace di inventare personaggi indimenticabili (vedi Magnolia), sarebbe stato probabilmente un capolavoro...Bene gli attori e le attrici, quasi tutti bravi, tutti a loro agio col "metodo" Altman...Sulla regia, niente da dire: magistrale come sempre, degna dei capolavori degli anni 70...il che fa crescere il rimpianto per il film che avrebbe potuto essere con una sceneggiatura più incisiva.
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