Regia di Robert Altman vedi scheda film
Non sorprende che "Radio America" ultimo capitolo della lunga (e altalenante, ma si puo' dire solo sottovoce...) filmografia dell'81enne Robert Altman, fresco Oscar alla carriera, sia stato accolto con enorme successo dalla critica italiana. Solo per rimanere nella "famiglia" di Film Tv, provate infatti a trovare un solo film di Bob recensito dalla redazione, non dico con "pollice giu' ", ma solo con " pollice di traverso " ... Una missione impossibile... Ed e' in generale in Italia piu' o meno cosi' sin dagli anni '70, quando Altman, piu' di Coppola, era visto da molti (gli stessi che liquidarono malamente "Taxi Driver" alla sua uscita...che tristezza...) come l'unico vero regista americano degno della parola autore. Una evidente esagerazione, ma meglio esagerare piuttosto che dire sciocchezze come quella che pubblicizzava "Radio America" alla sua uscita come "il piu' grande film di Altman dai tempi di Gosford Park"...un modo "tutto particolare" di dire (a ragione) che e' piu' riuscito di "The Company"...Per non parlare dei paragoni , ancora e sempre, con "Nashville". Roba fritta e rifritta.Basta per favore.Bob non ha fatto "solo" quel film, misconosciuto per altro in Italia, dato che in tv non passa praticamente mai...
Stupisce semmai come "Radio America" sia passato completamente inosservato all'ultimo Festival di Berlino, quando venne presentato nell'indifferenza piu' totale del pubblico e della giuria. Fatto assai strano se si pensa anche al solo cast, che Bob, e non e' certo la prima volta, straordinario direttore d'orchestra, era riuscito ad assemblare. Cast che nel suo insieme avrebbe potuto certamente meritare un premio, ma si sa , le giurie festivaliere ci azzeccano meno dei mebri dell' Academy, il che e' tutto dire...Fatti, non opinioni, basta scorrere i nomi dei vincitori nel corso degli anni.
Deprime invece vedere come il film in Italia sia stato distribuito solo a distanza di mesi (ma i Festival non dovrebbero esser utili a promuovere i film sui vari mercati...?), ma anche a questo siamo abituati o ci dovremo abituare perche' a breve ad Ottobre usciranno tutt'insieme una valanga di film e riuscire a vederli tutti sara' quanto meno faticoso.
Ad ogni modo "Radio America" e' un classico film altmaniano nella sua struttura polifonica. Solo che questa volta il mosaico di vicende umane composto dal vecchio Bob e' intriso di maggiore speranza rispetto ad altri suoi film del passato. Il quadro e' molto meno cinico, il suo sguardo piu' sereno ed indulgente. Probabilmente perche' questa e' l' America rurale e innocente della provincia e non quella ad esempio ipocrita, dura e senza speranza magistralmente raccontata impietosamente in "America Oggi" , suo vero capolavoro.E dire che al contrario lo spunto di partenza avrebbe potuto portare l'autore in tutt'altra direzione. Si racconta infatti, con tono quasi documentaristico dell'ultima rappresentazione di una nella realta' seguitissima trasmissione radiofonica musicale, costretta a chiudere i battenti perche' il teatro che da decenni la ospita, il Fitzgerald Theater in Minnesota (splendida la scena in cui Il cinico Tommy Lee Jones mostra tutta la sua beata ignoranza davanti al busto dello scrittore) deve esser smantellato.
Si sa, nella vita di oggi, in Minnesota come a Milano, c'e piu' bisogno di parcheggi che di teatri.
Ma nonostante si celebri un addio, il vero e proprio funerale di un mondo purtroppo giunto alla fine, Altman a sorpresa orchestra un film di inaspettata vitalita', che deve molto alle improvvisazioni dei suoi attori, seguiti quasi pedinati dalla sua telecamera, nei camerini e dietro le quinte e ancora in scena, in una lunga (e a tratti ripetitiva) serie di numeri musicali tipicamente country (prego gli allergici a tale genere di stare alla larga del fim, finirebbero per stancarsi ed annoiarsi e giudicare probabilmente il film al pari dei membri della giuria di Berlino...) tutti coordinati dal vero conduttore della trasmissione in radio, tal Garrison Keillor, che funge proprio da padrone di casa.
Scelta quest'ultima rispettosa e funzionale, ma poco efficace e fascinosa cinematograficamente parlando, perche' il nostro a dir la verita' scompare o quasi accanto a mostri di bravura come Meryl Streep, Kevin Kline e al duo Woody Harrelson/John C.Reilly , i quali ci regalano, nei panni di due rozzi ,scherzosi e "leggermente volgarucci" cowboys i momenti piu' divertenti e riusciti del film.
"Radio America" e' dunque la rappresentazione allegorica dell'ennesima faccia dell'America, malinconica ma comunque vitale.E anche davanti al dramma, la morte di uno dei membri della compagnia nel camerino del teatro, come da sempre sappiamo e come cantavano anche i Queen, "The show must go on". Voto: 8
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