Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
Un piccolo grande film da riscoprire.
E' un film che ben riassume la poetica prevalente del cinema di Aldrich, un cinema pieno di cinismo e pessimismo, dove non ci sono eroi ma solo antieroi, dove vige una lotta per la sopravvivenza disperata e senza quartiere tra fazioni differenti di esseri umani, all'interno di un contesto sociale che li mette uno contro l'altro, riducendoli a spietati animali sociali. Qui abbiamo una ragazza ricca e spocchiosa che viene rapita da una famiglia di criminali un po' disturbati. Un ragazzo "particolare" si innamora di lei, la protegge da morte sicura e lei decide di approfittare di questa protezione. Forse questo ragazzo, seppur sia un criminale e un assassino, è l'unico a cui sia concesso un minimo di sentimento e umanità da parte dell'autore. Dall'altra parte della barricata, abbiamo il padre della ragazza, che rappresenta la società bene a cui i criminali si oppongono, che è ben infelice di riprendersi la figlia, impaurito di ritrovarsela influenzata dall'ambiente criminale e oltretutto deflorata. Attorno a loro, un mondo di mezzo fatto di corruzione, sporcizia, piccola criminalità e immoralità. Su tutto aleggia la coscienza sporca degli Stati Uniti d'America e le sue gigantesche contraddizioni sociali.
Nonostante la violenza di parecchie scene, Aldrich realizza anche qualche momento di romanticismo e di poesia (un paio di sequenze intime tra la ragazza e l'uomo che si innamora di lei), creando un efficace contrasto. Ci sono inoltre sequenze d'azione di primo livello, interpretazioni straordinarie e un finale tagliente come una lama.
Un piccolo grande film da riscoprire.
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