Regia di Henry Hathaway vedi scheda film
Ennesimo western crepuscolare, ma di buon livello, con un John Wayne non più scattante, ma non certo in disarmo. Da un certo punto di vista, si potrebbe aggiungere «purtroppo», perché Wayne e Hathaway (che ricordo già insieme per I quattro figli di Katie Helder) sono efficaci nel tratteggiare i metodi spicci di questo «sceriffo federale», portatore di un'ideologia inflessibile e giustizialista sul piano interno, non dissimile da quella propugnata nello stesso periodo in Berretti verdi in ambito più internazionale. Quello dell'ultimo Wayne è un cinema che continua pervicacemente ad opporsi alla Nuova Hollywood, con il suo mondo fatto di immigrati cinesi affettuosamente rimproverati di non sapersi integrare - ma ugualmente tollerati e di gatti chiamati come i vecchi padri della patria: a questo cinema si può certamente contestare la patente di modernità, ma non gli si può negare una sua efficacia spettacolare, un accaparramento prepotente della benevolenza dello spettatore, che resta ammirato davanti al vetusto eroe come lo sarebbe di fronte alle gesta di un anziano guappo di quartiere.
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