Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Titolo che sancisce definitivamente il declino del grande regista bavarese (per la critica era già avvenuto quattro anni prima con il pur valido COBRA VERDE), che si cimenterà nel successivo decennio nella realizzazione di documentari (alcuni bellissimi) per poi tornare nel 2001 alla regia cinematografica, ma con uno stile e un cinema completamente diverso da quello a cui ci aveva abituati e che lo fece conoscere al mondo come "il capofila del nuovo cinema tedesco". Tratto da un soggetto di Reinhold Messner, GRIDO DI PIETRA (il titolo e' la cosa più bella del film) mette in scena il confronto tra la scuola alpinista classica, rispettosa della montagna e della natura rappresentata dal grande veterano Roccia Innerkopfler (Vittorio Mezzogiorno) e l'alpinismo moderno, tutto sponsor, celebrità e soldi, rappresentato da Martin (Stefan Glowacz, un vero scalatore), giovane e presuntuoso campione mondiale di arrampicata sportiva su pareti artificiali. In palio c'è la conquista della vetta del temibile Cerro Torre in Patagonia. Ritengo che anche i grandi appassionati di montagna abbiano storto il naso visionando il peggior film di Werner Herzog. Più adatto a una distribuzione televisiva che cinematografica, Herzog gira senza un briciolo di convinzione e con grande svogliatezza un film in cui il suo nome non figura nemmeno tra gli sceneggiatori ( l'unica volta credo), cosa che fa pensare a un lavoro svolto su commissione. Qualche bella ripresa, ma senza mai riuscire a suscitare emozioni, nonostante gli splendidi scenari naturali a disposizione. Sul piano narrativo assistiamo a dialoghi spicci e banali e a una sottotrama sentimentale insulsa e piattissima, con i due protagonisti che oltre la sfida sportiva, si devono conquistare le grazie della splendida Katharina (Matilda May). L'inaspettata sorpresa finale, fa in modo che GRIDO DI PIETRA non subisca un giudizio oltremodo più severo.
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