Regia di Vito Zagarrio vedi scheda film
Luglio 1943: sbarcano gli yankees in Sicilia e in un paesino scottato da una torrida estate contadini e notabili, donne e bambini, liberati dal fascismo, sognano per settantadue ore di occupare i campi e le miniere, di essere padroni del proprio destino. Tre giorni “d’anarchia”, appunto, estratti dalla Storia e rielaborati da Vito Zagarrio (alla terza regia dopo La donna della luna e Bonus malus, libri e saggi, e fruttuosi insegnamenti a ventiquattro fotogrammi al secondo) con uno sguardo affettuoso verso il cinema che filtra il citazionismo che affolla l’immaginario a tre punte dell’isola più filmata e che diviene un dignitoso unicum, un originale sbiadito qua e là da qualche didascalismo di troppo, ma onesto e verace, come l’interpretazione di Enrico Lo Verso, tornato ai livelli di recitazione dei suoi inizi. Forte, d’altronde, il comparto attoriale, con un moribondo Burruano da antologia, un’asciuttissima Tiziana Lodato, l’erotica e brava Marica Coco e un Nino Frassica che non t’aspetti. Girato nelle campagne di Enna e Ragusa, alla luce di un sole che invita e istiga all’utopia, un film d’altri tempi, che ha la libertà di certe pellicole anni ’70, che ricorda il miglior Faccini e si avvicina, a sprazzi, agli indimenticabili Taviani di Allonsanfan.
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