Regia di Alexis Damianos vedi scheda film
Quest'opera ha le tipiche caratteristiche del cinema d'autore degli anni 60, figlio della Nouvelle Vague. Il misconosciuto regista greco tesse una sfilacciata rapsodia, alternando stasi contemplative a violente scosse della mdp a mano. Un po' pesante la prima parte, dalla quale traspare però un cupo e dolente senso di melanconia scaturita dalla necessità del protagonista di abbandonare le proprie radici. Notevole invece la seconda parte, dominata dalla selvaggia ed incontenibile presenza di una bellissima donna in cerca di libertà sessuale (e qui il lavoro in sede di montaggio e di movimenti di macchina merita attenzione, per la capacità di Damianos di rendere visivamente il senso di trasgressione insito nel personaggio). L'ultima parte è lenta ed ambigua, ma nondimeno fascinosa nelle pigre e capricciose evoluzioni nel rapporto fra i due "amanti"...Nel complesso un film da vedere, ostico e apparentemente arido in alcuni frangenti, ma inteso in altri e sempre capace di trasmettere stati d'animo forti e contrastanti, dal collera alla pena, dalla bramosia alla pietà.
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