Regia di Duilio Coletti vedi scheda film
Un gruppo di ebrei, liberati dai campi di concentramento dei tedeschi al termine della seconda guerra mondiale, si reca in Terra Santa per ricominciare a vivere. Uno di loro, un dottore, ritrova il figlio che nel frattempo è diventato un guerrigliero contro le truppe inglesi di stanza sul luogo.
La guerra in Terra Santa era solo agli inizi: oltre settant’anni dopo, quando le cose dopo innumerevoli sviluppi sono ancora ben lungi dall’essere risolte, un film come Il grido della terra sorprende per la lucidità con cui la situazione storica viene inquadrata. Non è invece inattesa, quindi, la firma dello scrittore Carlo Levi sul copione, al fianco di Lewis F. Gittler (del tutto anonimo, alla sua prima e ultima esperienza cinematografica: che sia uno pseudonimo?) e di sceneggiatori più ‘tecnici’, per quanto alle prime armi come Giorgio Prosperi e Alessandro Fersen, con crediti per il soggetto a Tullio Pinelli e a Maria R. Berardi (anch’essa alla sua unica prova di scrittura per lo schermo). La storia, quella con la minuscola, può anche lasciare indifferenti, fra emozioni facili e un occhio sempre fisso alla morale antibellica, ma la Storia, pure in secondo piano rispetto alle suddette vicende, è la vera protagonista del film al pari di Andrea Checchi, Filippo Scelzo, Marina Berti, Carlo Ninchi, Vivi Gioi, Elena Zareschi e di tutti gli altri interpreti del cast. Retoriche anche le musiche di Alessandro Cicognini. 4/10.
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