Regia di Duilio Coletti vedi scheda film
Nel 1947 un gruppo di profughi si imbarca dal sud Italia per raggiungere la Palestina, dove il figlio di uno di loro sta conducendo azioni di guerriglia contro gli inglesi. Inevitabilmente oleografico nel descrivere la vita dei coloni, il film si mantiene però abbastanza equidistante nel giudicare l’uso della violenza. Il problema principale è di ordine stilistico: come il coevo L’ebreo errante di Alessandrini, mostra un evidente impaccio nell’affrontare una questione allora bruciante e di sconvolgente novità, e ricorre a toni melodrammatici che oggi appaiono assolutamente incongrui; sembra un film d’anteguerra, non del periodo neorealista. Ma ha un paio di momenti emozionanti: la scena dello sbarco, con la catena umana aggrappata a una fune, e il montaggio alternato dei due processi (quello ufficiale, contro il terrorista, e quello clandestino, contro l’ostaggio).
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