Regia di Brett Ratner vedi scheda film
Il terzo e forse conclusivo capitolo della saga dei mutanti, nel passaggio di mano da Bryan Singer a Brett Ratner non guadagna niente, ma molto perde dei protagonisti, falciati per strada, e nell’approfondimento dei personaggi, ormai ben noti nelle dinamiche “superomistiche” e sentimentali. La trama parte dalla possibilità di creare un anticorpo alla mutazione e si complica con la rinascita di Jean Grey in versione dark, la Fenice. La guerra tra mutanti buoni e assolutisti è sempre la stessa, anche con defezioni e cambi di campo; le scene si fanno sempre più di massa con la chiamata alle armi di tutti i mutanti ostili agli umani, mentre l’esercito regolare fiancheggia i supereroi. Così tra assalti, massacri e distruzioni più o meno di massa, San Francisco si trasforma nel fronte interno della guerra tra esseri più o meno geneticamente avanzati, nel terreno di una battaglia all’ultimo sangue per la supremazia razziale, nell’”irakizzazione” del conflitto che coinvolge, volente o nolente, anche la popolazione civile e si presta ad atti di vandalismo terroristico ingiustificato.
Il tema della discriminazione è sempre presente, sia essa razziale (Magneto era stato internato in un campo nazista), genetica che, allusivamente (ma concretamente nelle intenzioni di Singer) sessuale (l’interprete di Magneto, Ian McKellen, è notoriamente gay), perché la diversità è una forma di orrore e una fonte di incomprensione per la maggioranza. E di fronte alla possibilità di un ritorno all’ardine genetico, molti mutanti optano per la normalizzazione. Ma qualsiasi dibattito si confonde tra le esplosioni e gli smembramenti, nella cacofonia dell’audio digitale e nella parcellizzazione di un montaggio frenetico che cerca di inquadrare l’azione da ogni lato, perdendo, come spesso accade, il riferimento di un punto di vista.
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