Regia di Brett Ratner vedi scheda film
La serie "X Men" non è mai riuscita, come i "Batman" di Burton e Nolan o i due "Spider Man" di Raimi, a catturare lo spirito pop dei fumetti, coniugandolo con una vena autoriale che dava ai film quel qualcosa in più, che li ha resi fenomeni popolari.
Bryan Singer ha tentato, invano, nei primi due capitoli delle avventure dei "figli dell'atomo" di dare ai personaggi uno spessore psicologico inesistente, e il risultato sono state due pellicole abbastanza freddine e noiose.
Al terzo e, pare, ultimo episodio, subentra alla regia il mestierante Bret Ratner, che, a sorpresa, si dimostra più a suo agio con la materia che il predecessore (passato, ainoi, alla regia del nuovo "Superman").
Consapevole di avere a che fare con un costosissimo b movie, Ratner impone un ritmo velocissimo (la breve durata non è un problema) e si concentra maggiormente sulle sequenze spettacolari e i colpi di scena (che potrebbero far arrabbiare qualche fan del fumetto).
Ma compie la scelta giusta. Perchè "X Men 3" è un blockbuster equilibrato, tra effetti speciali che (finalmente!) lasciano a bocca aperta (bellissimo il finale, esagerato e toccante) e sottotesti politici -le differenze vanno curate come una malattia? il finale non da risposte certe- non insistiti, ma efficaci.
Più cupo e tragico rispetto ai precedenti, ma non esente da difetti (la solita sensazione di "freddezza", l"amour fou" di Raimi è un altra cosa, quello che il regista ci da in ogni scena di "Spider Man 2", Ratner ce lo da solo nel magnifico finale sul "ponte" di San Francisco), "X MEN 3" conclude la trilogia in crescendo, e per una volta il finale aperto non pare stonare, ma anzi lascia sperare in un nuovo film.
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