Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
C’era un tempo per lo spionistico, e c’era un tempo per la fantapolitica. C’era un tempo in cui uno come John Frankenheimer imbottiva l’immagine della realtà con un’endovena di suspense cinematografica purissima, mandando in fibrillazione cardiaca un genere e le attese che esso dava per scontato. Erano gli anni dell’angoscia, quella più vera del vero, sottopelle e subdola; erano gli anni nei quali il cinema, il più popolare ma anche il più arrischiato, reinventava il mondo così come lo vedeva, perché comunque di “sistemi fantasiosi” c’è sempre bisogno. Erano gli anni, infine, del caos, che il cinema metteva in scena aumentandone a dismisura la portata. Adesso che United 93 quel caos lo tira fuori con le radici, ripresentandolo a una società che ci vive dentro forse senza accorgersene, si rischia di sottovalutarlo. Finisce che questo dramma sull’attentato terroristico del 2001 in suolo e spazio statunitensi diventi per la maggior parte del pubblico davvero soltanto la ricostruzione fedele di ciò che accadde l’11 settembre al volo che doveva abbattersi probabilmente sulla Casa Bianca; e il documentarismo cronachistico di Paul Greengrass parrebbe andare in quella direzione. Ma United 93 diventa testo inaudito e primario sulla tragica inadattabilità dell’uomo, di mille uomini, a fermare il prevedibile, a bloccare l’evidente. Qui siamo in chiaro campo filosofico: la persona si dimostra inadeguata a far fronte ai propri compiti, non importa il numero o la carica dei coinvolti, la massa non fa altro che restare sommersa in una confusione di segni, informazioni, voci che non sa letteralmente più dove guardare e che fare. E sta lì di fronte al mondo che si ripiega su se stesso, crolla alle fondamenta, esplode. La soglia del big one è stata superata da un pezzo, e non ce ne siamo neanche resi conto. Ora, qui, oggi, siamo nel camminamento tra le ossa di tutti. Ecco perché i morti sono morti, senza bisogno di un colore o di una religione. Ecco perché United 93 è il più spaventoso film catastrofico degli ultimi trent’anni, e il thriller più ansiogeno delle stagioni recenti. Badate che il lavorio sul genere, che c’è ed è robusto, non svaluta affatto lo status di impegno sociale, politico e civile. United 93 rappresenta la distruzione dei muri del pianto, coi nomi e cognomi dei caduti, per identificare – qui sì - quella bolla gigantesca e avvelenata che va sotto il nome di contemporaneità. Tanto a rimetterci sono sempre i più deboli. Da vedere rigorosamente e se possibile non doppiato. Siamo vicinissimi al capolavoro.
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