Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
DIROTTAMENTI TROPPO FAMILIARI
Una delle tante meraviglie del cinema è provare a immaginarsi quello che è successo veramente e riproporlo per cercare di dare un senso alla vicenda, anche possedendo indagini appena sufficienti per fare quel tipo di film. Uno dei migliori film di questo genere è senza ombra di dubbio United 93, che prova a dare un senso all'ultimo dei quattro aerei dirottati quel maledetto giorno, che corrisponde al 21 settembre 2001. Infatti, quest'ultimo è stato l'unico a non raggiungere il proprio obiettivo, tutt'ora ancora un mistero. Forse il volo meno osservato da indagini in quel brutto giorno. Così il regista Paul Greengrass ci racconta (forse) quello che è successo veramente nel volo United 93 tra i passeggeri e i dirottatori e quello che è successo nella stazione di comando di arerei. Girato tutto in camera a mano per rendere più realistico il tutto, il film risulta il capolavoro di Greengrass ad oggi, anche per la sua semplicità nel proporre i luoghi dove sono state fatte le riprese, ovvero in un vecchio Boeing 757. Questo è il cinema, quello più semplice, a volte, è anche il migliore.
Il film si svolge in due luoghi precisi. Analizziamo innanzitutto il luogo dove si svolgono i tre quarti della prima parte del film, ovvero il centro di comando di aerei. Questo luogo presenta tantissime comparse, che svolgono più o meno il lavoro che devono fare. Il capitano è il pallino di tutto. Prova a dare ordini e ci riesce. Ma non riesce a evitare l'impatto dei quattro aerei. Infine, oltre a lui, ci sono i soliti impiegati al lavoro per comunicare con gli aerei e dargli la rotta giusta. In pochi riescono ad accorgersi dei vari dirottamenti negli aerei. Addirittura quello che doveva comunicare con lo United 93 riusciva a stento a sentire le voci dei dirottatori al momento del dirottamento. In quel luogo chiuso si ha un senso di claustrofobia per tutta la prima parte (il senso di claustrofobia si avverte anche nella seconda parte del film quando si svolge soprattutto dentro l'aereo), con il capitano e tutti gli impiegati che sudano, provano a comunicare con i quattro aerei, riuscendoci solamente prima dell'inizio del dirottamento. E tutti insieme, osservano i due aerei che si schiantano contro le Torri Gemelle. Impietriti, agghiacciati dalla visione orribile di quel momento tragico per tutta l'umanità. Prima uno, loro intanto provano a darsi spiegazioni comunicando anche con vari altri centri di comunicazione. Poi il secondo e lì inizia il panico e il dubbio che sta succedendo qualcosa di grave è evidente dai loro occhi, che se fosse un film dell'orrore diventerebbero bianchi. Poi arriva un altra notizia di un terzo dirottamento e, di conseguenza, anche il terzo schianto. In quel momento il mondo è fermo. Il perchè è semplice. In tanti hanno assistito soprattutto al secondo, terribile, infinito e lunghissimo schianto dell'aereo contro la "seconda" Torre Gemella. Per tutta la durata della prima parte, nel centro di comando degli aerei, c'è confusione e tutti cercano di parlare. Magari con amici, con i piloti dei vari aerei che in quel momento stavano sorvolando sopra le nuvole, dove il cielo è sempre azzurro. Nel centro di comando nessuno è protagonista se non tutti insieme. Perchè tutti vedono quell'orrore e quel fumo che proviene dalle Torri Gemelle.
Adesso, analizziamo la seconda parte, che si svolge soprattutto dentro l'aereo. Nella prima parte è dato solo vedere i passeggeri tranquilli, che si bevono un sorso di qualcosa, le hostess che servono ai passeggeri e i due piloti che seguono le indicazioni dal centro di comando. Ma poi si assiste a un cambio si scenario totale. I dirottatori hanno iniziato il loro compito. Sono quattro in tutto. C'è quello kamikaze che dice sempre di stare zitti altrimenti fa scoppiare l'aereo. C'è quello che fa "l'aiuto pilota successivo ai veri piloti. C'è quello che spaventa la gente e che accoltella un passeggero. Infine c'è l'ultimo, il pilota successivo ai veri piloti, molto credente e capo dei quattro dirottatori. Il regista dà le prime indicazioni che sta per succedere qualcosa nel momento in cui uno dei quattro dirottatori entra nel bagno e, successivamente, si siede accanto al capo, quello che sostituirà il pilota di comando dell'aereo. Greengrass, infine, ci dà la conferma dell'attentato quando un secondo dirottatore entra anche lui dentro il bagno con una valigia. Primo piano dentro il bagno e si vede che il dirottatore si mette la bomba a mò di kamikaze. Dopo il dirottamento, la gente a bordo dell'aereo è disperata. Tutti prendono il telefono e chiamano moglie e mariti, fidanzati o fidanzate, amici e parenti, la madre e il padre. Cominciano a scusarsi per essere entrati dentro l'aereo. Cominciano a salutarsi per sempre, fino a nuova vita. Momenti strappalacrime questi, che il regista Greengrass sà manovrare in maniera assolutamente dura e cruda. Noi siamo i passeggeri in quel momento. Non importa se siamo in prima, seconda o terza classe. Il fatto è che siamo tutti diversi ma in quel momento eternamente uguali. E' chiaro però che i dirottatori non sanno tenere a bada la folla dei passeggeri a bordo dell'aereo. Infatti dopo un pò di tempo questi attuano una rivolta che li porterà a capire che il dirottatore kamikaze ha una bomba finta, che questi dirottatori non sono poi così forti, infine che tutti si schiantano, come da copione e come nella verità. Anche dentro l'aereo si ha un senso di claustrofobia quasi implacabile. Si assiste al comportamento dei dirottatori, alla disperazione dei passeggeri, alla rivolta di quest'ultimi, alle hostess che provano a mandare una chiamata d'emergenza (curiosità: se volete nella pagina di wikipedia dedicata al volo United Airlines 93 si possono sentire tutte e tre le chiamate d'emergenza dei passeggeri), alle preghiere sia del capo dei dirottatori che dei passeggeri (ci tornerò successivamente), infine allo schianto definitivo.
Le preghiere sono un elemento importante. Sono rimasto impietrito nel prologo iniziale delle preghiere del capo dei dirottatori. Corpi che oramai sanno già di essere senza vita ma che devono fare un ultima missione per l'onore della propria vita e per farsi reincarnare nel loro Dio. Per terra, sul letto, su un tappeto, in bagno. Sono sempre preghiere che ti pietrificano per la forza visionaria che possiedono. La loro missione la sappiamo già ma il loro scopo è un altro. Incontrare finalmente il loro creatore e dimenticare per sempre la fidanzata, la moglie, i parenti, i genitori. Lasciandoli alle spalle creano un mondo tutto loro e, al momento dell'imbarcamento sull'aereo, sono già nell'aldilà a pregare insieme al creatore e a tutti gli altri dirottatori dei tre aerei protagonisti di quell'orribile giorno. Dentro l'aereo, però, l'unico che prega è il capo dei quattro dirottatori (come già citato prima). Mentre i passeggeri creano una barriera di preghiere invalicabile per i quattro dirottatori. Sono preghiere diverse. "Padre Nostro" per i passeggeri, ovviamente, cristiani e un altra preghiera per i musulmani. Sono incitamenti impossibili da congiungere. Eppure in quel momento sono talmente simili che portano entrambi alla morte. Ma che cosa è la morte nel film in questione? Potrebbe sembrare un atto vendicativo, un ricongiungimento con La Porta Celeste, un ricongiungimento con il proprio creatore, una scelta di ritrovare i propri familiari oppure un atto del tutto involontario? Sicuramente per i passeggeri è un atto del tutto involontario. Mentre per i dirottatori, per i primi tre un atto vendicativo, per il capo un ricongiungimento con il proprio creatore. Ma ci sorge un altra domanda. Nel film il creatore protegge i credenti oppure li vuole con sè nell'aldilà per avere più schiavi? La domanda sorge veloce come il sole (è proprio la sua mancanza a dare il senso della claustrofobia già accennata prima). Il creatore, ovvero Dio, per i passeggeri li protegge. Mentre per i dirottatori li vuole con sè per pregare con lui e per schiavizzarli. Tutte queste differenze farebbero sembrare le due religioni completamente opposte. Eppure, siccome non esiste il sole nel film, sono totalmente identiche. Entrambe sono claustrofobiche.
La camera a mano che gira, nell'ultima scena finale, impazzita a trecentosessanta gradi fa venire i brividi. Sembra di stare in Google Maps. All'inizio della discesa vedi soltanto nuvole, poi cominci a intravedere la terra grigia e infine, al momento dello schianto, erba familiare. Familiare perchè poi, nell'aldilà, la ritrovi fresca anche di un mare freddo ma estremamente caldo nella sua composizione. Il mare è lontano ma l'erba è vicinissima. In quel momento è finito tutto l'attentato terroristico con precedente dirottamento di quattro aerei. Questo sembra il più avvincente. I passeggeri non ce l'hanno fatta nel loro scopo, non far cascare l'aereo. Sono entrati nella cabina sfondando la porta, ma non hanno evitato l'impatto Non si salva un anima durante lo schianto. Giungiamo a una conclusione al momento dell'impatto.
Il Creatore è sempre stato con loro.
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