Regia di Tony Gatlif vedi scheda film
Povera Asia/Zingarina. Va in Romania a cercare il suo Milan, che l'ha ingravidata e poi è scomparso. Lo trova ma lui la ripudia. Che fare? Niente, tornare da dove si è venuti, la Francia; abbandonare le due amiche (di cui una traduttrice) che avevano avuto la brillante idea di accompagnarla; vestirsi come una zingara (ma proprio secondo lo stereotipo turistico); accoppiarsi (in tutti i sensi) col commerciante solitario e itinerante Tchangalo, e assieme girovagare per una terra poco amichevole, grigia ma anche colorata (per i suoni, per la musica, per gli odori, sapete), in cui poter abbandonarsi e dimenticare, cambiare pelle e farsi ricoprire di latte, danzare e guardare il mondo come mai forse prima. Che elaborazione interessante, che visione coinvolgente. Tenete conto che Milan è interpretato da Morgan, quindi potete ben capire il (meta)discorso. Gatlif, forse tra le più grandi sòle internazionali odierne, continua a rappresentare un universo polifonico e poli-tutto come fosse stretto tra un rito esotico e lo sguardo libero del nomade (associandosi in questo a Kusturica, molto imitato e molto copiato). Ma questi viaggi senza frontiere sono ormai diventati la maniera di se stessi. E odorano di vecchio come il cinema che s'impegna a renderne conto.
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