Regia di Ken Loach vedi scheda film
Torna Ken Loach e con lui un idea di cinema militante che mantiene alto il livello di attenzione nonostante le molte battaglie; l’intermezzo interrazziale di “A Foed Kiss” che aveva fatto temere il suo addio alle armi era solo un pausa , peraltro ben utilizzata, allo scopo di prendere fiato e urlare il suo orrore verso la guerra. Il “Il vento che accarezza l’erba” è forte come un pugno allo stomaco, lucido come un referto patologico, appassionato come un canto di libertà. Dopo il prologo iniziale in cui un gruppo di ragazzi gioca spensierato nei prati verdi dell’Irlanda, il film cambia direzione consegnandoli ad un destino senza ritorno. L’insurrezione Irlandese diventa il paradigma di tutte le guerre; è la storia che non guarda in faccia a nessuno, quella che se ne infischia dei discorsi sui massimi sistemi e l’importanza dei valori e nel contempo avvelena l’umanità consegnandola ad un determinismo ottuso quanto atroce. Il un contesto di accuratezza filologica Loach non risparmia allo spettatore scene di forte impatto emotivo ma la sua telecamera riesce a raccontare quei momenti con il pudore dei grandi registi (citando Emanuela Martini quando parla di J.Ford a proposito del film Directed by J.FORD di P. BOGDANOVICH visto nella sua versione integrale al Festival di Torino)) e la potenza delle idee, vero punto di forza del suo cinema. Supportato da una sceneggiatura che fà chiarezza sugli avvenimenti evitando i facili schieramenti e la retorica delle grandi produzioni americane, il film conferma la capacità del regista di raccontare attraverso i fatti, dimostrando ancora una volta che il grande cinema può prescindere da budget spropositati. E la rappresentazione della morte nelle scene che aprono e chiudono la proiezione è sufficiente per unirci all’autore e dire basta una volta per tutte alla più crudele delle barbarie.
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