Regia di Ken Loach vedi scheda film
Damien O' Donovan (Cillian Murphy), un giovane medico avviato ad una brillante carriera, è convinto a sposare la causa della lotta di liberazione dell'Irlanda dall'oppressore britannico sia dall'impegno militante del fratello Teddy (Padraic Delaney) che dalla ferocia usata dai conquistatori per far rispettare le loro leggi nella sua terra. La guerra d'indipendenza (1919-21) va avanti fra gioie e dolori fino all'armistizio sancito per cercare di giungere a degli accordi buoni per tutte le parti in conflitto. A Londra viene ratificato il ritiro delle truppe inglesi e la conquista della libertà dell'Irlanda che però rimane sotto l'egida del Regno Unito. Questa vittoria "monca" crea una spaccatura insanabile all'interno del movimento indipendentista tra chi vuole portare fino in fondo le originarie istanze rivoluzionarie si da affrancarsi del tutto dalla Corona, e chi si accontenta al momento di questo fondamentale passo in avanti concepito come un passaggio obbligato prima di giungere all'instaurazione dell'agognata Repubblica. Così, il movimento si spacca e la guerra contro gli inglesi si trasforma in guerra fratricida (1922-23).
Il vento che accarezza l'erba - Cillian Murphy e Padraic Delaney
"Il vento che accarezza l'erba" è un bel film, colorato di verde e profumato di sangue. Nello scenario incantevole della campagna irlandese, Ken Loach ambienta una storia di amicizie per la vita e amori fraterni, sentimenti puri che vengono imbastarditi dall'incedere impietoso della storia, quella che mette l'uomo di fronte alla necessità di prendere delle scelte e compiere delle decisioni e se un fine superiore può accomunare tutti intorno ad un unica passione, la divisione sui mezzi più idonei per raggiungerlo può risultare l'elemento decisivo per lacerare affetti che si credevano ulteriormente fortificati dall'adesione convinta a uno stesso ideale. "E' facile sapere contro cosa si combatte. Più difficile è sapere in cosa davvero si crede", dice Dan (Liam Cunnigham), che con queste parole esemplifica il senso della divisione tra chi sceglie il realismo della ragione perchè non trova logico arrestarsi un attimo prima della vittoria definitiva per accettare le concessioni interessate di chi li ha sempre oppressi, e chi sceglie il realismo dei compromessi considerandolo come una necessaria tappa di transizione. Si sa come la pensa Ken Loach e anche dove vuole andare a parare, ma la grandezza della sua opera e il suo spessore autoriale risiedono nel fatto che il suo è un cinema che si sviluppa intorno a idee forti e che porta a convogliarvi l'attenzione non ricercando l'accondiscendenza passiva di chi ha la sua stessa sensibilità politica, ma sapendo generare sdegno in chiunque non si mostri indifferente verso la lucida evidenza di un'ingiustizia. Il suo è un cinema militante ma mai retorico, appassionato ma mai declamatorio. Scruta la storia nelle sue pieghe più nascosste e ha l'abilità di fermarsi sempre alla giusta distanza : per mostrare i fatti nella loro concreta attuazione senza compiacersi mai della sua particolare visione delle cose. C'è da scommetterci che con "Il vento che accarezza l'erba", l'autore inglese abbia voluto indirettamente parlare dello stato della politica occidentale, che non appassiona più in ragione di una prospettiva di speranza da raggiungere ma si autoalimenta sulle paure planetarie artatamente inculcate. In particolare, sembra voler riferirsi ai partiti Socialisti non più capaci più coaugulare il dissenso attorno alle ingiustizie del mondo, la risoluzione delle quali, come nel film, appaiono irrimediabilmente demandate alle gentili concessioni dei padroni del vapore.
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