Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
“Le luci della sera” non è piaciuto molto, forse per la lentezza o perché la gente non vuole identificarsi con i perdenti… eppure di Koistinen nel mondo ce ne sono tanti. Se riusciamo a provare un po’ di compassione magari ci accorgiamo della bellezza del film, dei freddi e anonimi scorci di Helsinki, delle musiche scelte felicemente dal regista.
Non è facile amare i melodrammi minimalisti, un po’ surreali e paradossali, dell’originale regista finlandese Aki Kaurismäki che si distingue per lo stile essenziale e accurato, poetico e pudico. Con le scenografie povere ma coloratissime che sono, quasi sempre, umili ambienti ma arredati con spiccata intelligenza e personalità. I protagonisti, per lo più interpretati da attori poco conosciuti (che immagino siano stati scelti per i loro volti apatici), sono esseri che vivono in solitudine, ai margini della società, desolanti storie d’ ingiustizie, sopraffazioni e violenze (quasi sempre fuori campo), con rassegnato fatalismo.
“Le luci della sera” (2006) è meno bello del recente “Miracolo a Le Havre” (2011) e di “L’ uomo senza passato” (2002) dello stesso regista ma questa parabola di un essere perdente dignitoso e ottimista - in puro stile Aki Kaurismäki - è certamente riuscita e, a tratti, anche irresistibile.
Koistinen è una guardia notturna di un centro commerciale di Helsinki. Sogna di avere una società di vigilanza tutta sua e di trovare una donna di cui innamorarsi. Emarginato dai colleghi, dopo il lavoro frequenta un chiosco bar che vende hot dog e scambia qualche parola con la proprietaria Aila che è innamorata di lui ma Koistinen sembra non accorgersene. Una sera conosce Mirja la pupa di un boss locale che lo irretisce con il suo fascino per rubargli le chiavi dei negozi, svaligiarli e mandarlo in galera. Tutto sembra ineluttabile, reagire è addirittura controproducente ma quando Koistinen, colpevole solo di essere un ingenuo, riacquista la libertà, trova Aila ad aspettarlo.
“Le luci della sera” non è piaciuto molto, forse per la lentezza o perché la gente non vuole identificarsi con i perdenti… eppure di Koistinen nel mondo ce ne sono tanti. Se riusciamo a provare un po’ di compassione magari ci accorgiamo della bellezza del film, dei freddi e anonimi scorci di Helsinki, delle musiche scelte felicemente dal regista tra brani che spaziano dal rock al tango e magari ci divertiamo a trovare i tanti colti richiami sparsi nel film da Dostoevskij a Drayer, da Buster Keaton a Charlie Chaplin.
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