Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Se fosse uno scrittore, Aki Kaurismäki sarebbe pubblicato da Iperborea e messo sullo scaffale accanto al connazionale Arto Paasilinna, autore di Piccoli suicidi tra amici. Invece gira film, ma con la stessa malinconia di fondo, con lo stesso malessere esistenziale che pervade chi della società perfetta, socialdemocratica e a misura d'uomo, vede le contraddizioni. Contraddizioni dell'occidente tutto, rappresentate da figure ai margini del benessere generalizzato. Dopo un capolavoro come L'uomo senza passato era difficile mantenere lo stesso livello di trovate e colpi di genio, e infatti il nuovo Le luci della sera, chapliniano fin dal titolo, è un po' meno riuscito e un po' più schiacciato su quegli aspetti della poetica di Aki che rasentano la maniera. Inquadrature dilatatissime e plumbei orizzonti nel cuore e nel contesto. Non si può tuttavia fare a meno di amare, dell'autore, la caparbietà, la capacità unica di innamorarsi di personaggi che altrimenti nemmeno al cinema troverebbero una patria, una memoria, una identità. Questa volta tocca a Koistinen, guardiano notturno sedotto da una bellona al soldo di malavitosi che vogliono svaligiare la gioielleria dove lui lavora. Finale cupo ma senza disperazione, anzi con disillusa leggerezza, perché le cose non possono che finire male. Al di là del noir e del pessimismo cosmico, con le solite certezze di Aki. Val la pena vivere per una sigaretta, una grappa e un po' di rock'n'roll.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta