Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Un altro squisito gioiello di uno degli autori più importanti degli anni 2000. Più essenziale de L'Uomo Senza Passato (e complessivamente inferiore, anche perchè meno articolato), continua il discorso sulla solitudine metropolitana, l'umiliazione, la prepotenza, l'emarginazione, la solidarietà. Tra Chaplin, Bresson e Dreyer, con la consueta stravagante colonna sonora (che passa in rassegna hard-rock, struggenti quartetti d'archi e brani retrò del patrimonio musicale latino), si dispiega teneramente una parabola che ci rassicura per il nitido disegno dei personaggi e ci sorprende, invece, per la capacità di ricondurre all'interno di un'estetica assai coerente gli opposti connotati del degrado criminale negli ambienti più sordidi e del tepore degli interni (domestici e ricreativi): l'utilizzo pittorico del colore e delle ombre è oramai divenuto una cifra autoriale per il finlandese.
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