Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Le luci della sera conferma semmai c’è ne fosse bisogno l’abilità di Kaurismaki di ricreare la realtà attraverso una stilizzazione che ancor oggi rimane inarrivabile: i luoghi frequentati dai suoi personaggi sono angoli di un illusione romantica non ancora arresa ai meccanismi freddi e meccanicistici della modernità, e capace di colpire al cuore attraverso un approccio diretto e spiazzante, che si ciba degli aspetti più prosaici della vita senza dimenticarne il senso più profondo, quello che permette anche agli ultimi del mondo di continuare a sperare in un futuro diverso e forse migliore. Ed è proprio nella capacità di fare poesia con gli scampoli di realtà che spesso appartengono al fuori campo di tanto cinema contemporaneo che è possibile ritrovare il talento del regista finlandese qui alle prese con un impianto filmico che si rifà al cinema noir americano degli anni 40 e 50 con il protagonista principale innamorato di una dark lady tanto bella quanto letale e immerso in un isolamento materiale e morale enfatizzato da una fotografia capace di ricreare atmosfere di Hopperiana memoria con pennellate di luce che spezzano e riscaldano di nostalgia struggente le geometrie ordinate e siderali di una Helsinki che non esiste. Laconici e del tutto privi di qualsiasi vigoria fisica, i personaggi sono ridotti ad un mutismo che non lascia dubbi sulla loro condizione esistenziale e si esprime con una recitazione al microscopio, giocata sulle impercettibili variazioni del volto e dalla posizione dei corpi all’interno della scena. In un quadro generale che si mantiene al di sopra della media spicca però una fragilità strutturale evidenziata da una trama al limite dell’inconsistenza ed una sceneggiatura che finisce per ripetere seppure con una certa classe idee e situazioni già viste che nulla aggiungono al percorso artistico di Aki Kaurismaki.
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