Regia di Simon Fellows vedi scheda film
E' risaputo che i film d'azione non sono pensati per palati fini, ma la pellicola in questione supera ampiamente il livello medio di idiozia di questo genere cinematografico. La storia ha snodi narrativi demenziali, la sceneggiatura è da brividi (in senso negativo), il cast semplicemente non è all'altezza, le scene d'azione sono tirate via, le situazioni sono spesso penose, e in più ci si mette anche il doppiaggio italiano, che risulta eccitante quanto una rata dell'IMU. Che cosa resta da salvare? Qualche inseguimento in auto (per gli amanti del genere), il corpo di Georgina Rylance (sempre per gli amanti del genere) ed una visita interattiva a Bucarest, ma per quello basta una guida del Touring Club.Si prosegue la visione fino alla fine se non altro per vedere come andrà a finire, pur sapendo che sarà alquanto improbabile essere colti di sorpresa.
Jack Tulliver è un ex Delta Force che si trova a Bucarest per compiere una rapina che però va a finire male, i suoi compagni vengono uccisi ed il nostro eroe riesce a mettersi in salvo per miracolo portando con sé un Van Gogh da 65 milioni di dollari. Si trova così braccato dal boss russo che rivuole il proprio quadro e da un'affascinante sergente della polizia militare britannica, Kelly Anders, che è stata coinvolta nella sua fuga rocambolesca e verso la quale manifesta, ricambiato, più che una simpatia.
Le solite cose, low budget, tra cui l'immancabile rap finale.
Il Nostro infarcisce la pellicola di tutti i luoghi comuni possibili, di tutto il trito-ritrito immaginabile, e cerca di sbilanciarsi con un po' di ironia, che risulta puntualmente involontaria fonte di risate. Tra le tante scelte discutibili, si fa apprezzare l'epilogo della storia, che per quanto non riservi sorprese, si rivela almeno asciutto, agile e sbrigativo, senza le lungaggini che era logico paventare.
L'ineffabile Wesley deve ringraziare la propria maschera ormai assurta ad icona per le proposte di lavoro che riceve, perché parlare di "interpretazione" è alquanto azzardato. Del resto non avrebbe senso interpellarlo per un ruolo in un dramma shakespeariano.
L'attrice inglese di madre italiana potrà anche piacere esteticamente, potrà anche essere simpatica, ma non sembra per niente adatta a questo ruolo d'azione data la sua aria mollacciona e pacioccona. Non ci siamo proprio.
Interpreta Spanky, l'amico del protagonista, un personaggio che serve per ingannare lo spettatore. La prova comunque è incolore.
Poche scene, ma lascia il segno, soprattutto nei maschietti. Felice, se non altro, la scelta, per il ruolo, di una attrice dalla bellezza per niente appariscente, quasi antica.
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