Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Il penultimo film di A.Gonzàlez Inàrritu si dipana tra Marocco, Stati Uniti, Messico e Giappone, quattro luoghi per tre continenti, attraverso una babele di lingue e culture lontane e diversissime tra loro accomunate dal caso, dai sentimenti e dal dolore. In Marocco vediamo un pastore comprare un fucile e affidarlo ai giovanissimi figli per uccidere gli sciacalli che insidiano il loro gregge di capre. I due ragazzini iniziano a giocarci e da sprovveduti sparano a un pullman di turisti americani che passava lì per caso. Feriscono una donna (Cate Blanchett) in gita con il marito (Brad Pitt), la quale nell’attesa di un’ambulanza viene soccorsa in un villaggio vicino. Contemporaneamente, a San Diego in California, la tata dei figlioletti della coppia Blanchett-Pitt decide di portare i due bambini al matrimonio del figlio in Messico accompagnata dallo scapestrato nipote Santiago (Gael Garcia Bernal), a Tokio una ragazza sordomuta cerca di superare il trauma del suicidio della madre cercando un incontro amoroso con ogni ragazzo che incontra. Scritto (per l’ultima volta dal bravissimo Arriaga) e costruito come un puzzle, osserviamo le quattro storie alternarsi e intrecciarsi in un crescendo di emozioni. Il regista di 21 GRAMMI calibra alla perfezione vari temi: casualità, violenza, solidarietà ed egoismo nell’episodio africano dove un semplice e tragico incidente viene scambiato per attentato terroristico; razzismo, impulsività, immigrazione clandestina, festosità etniche e ottusità istituzionali in quello messicano; solitudine, emarginazione, vitalità e urgenza di affetti in una asettica Tokio. Regia di grande respiro che mischia immagini terzomondiste, melò tradizionale prosciugato da estetismi e sentimentalismi, suoni e colori del natio Messico alle luci stroboscopiche di una discoteca e all’ultramodernità nipponica. Inàrritu impavido e temerario si immerge ad ogni nuova opera in territori rischiosi e difficili da gestire come quelli qui rappresentati, ma anche stavolta ne esce incolume confermando un innegabile talento visivo e descrittivo.
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